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"LE ISOLE DEL VENTO"
Uscita sociale alle Isole Eolie
30 agosto - 5 settembre 2019
Diciamo subito che organizzare un tour canoistico nelle isole Eolie non è semplicissimo, specie se si risiede da Napoli in su. Riteniamo però che queste isole meritino di essere nel carnet di ogni canoista, quindi vogliamo con queste note condividere la nostra recente esperienza. Siamo partiti in nove, con otto kayak singoli e un doppio. Una settimana purtroppo non è sufficiente per visitarle tutte, per ovvie ragioni di disponibilità di traghetti e di tempo. Il nostro programma originale prevedeva Stromboli, Lipari e Vulcano, con possibilità per qualche stakanovista della pagaia, di fare qualche puntata a Panarea e/o a Salina. Due giorni prima della partenza però il Dio del fuoco ha pensato bene di sconvolgerci i già difficili piani, facendo “risvegliare” lo Stromboli. I divieti della capitaneria e gli ovvi limiti imposti anche alle escursioni a piedi, ci hanno fatto cambiare programma "saltando" la tappa iniziale di Stromboli.
Alessandro Casagrande |
Antonio Paolucci |
Bruno Bonsignori |
Giuseppe Spinelli |
Luca Corazza |
Paola Scaramozzino |
Roberta Bussadori |
Rossella Spano |
Valentino Romano |
Venerdì 30 agosto
Partiti in orari diversi da Roma, ci incontriamo nel pomeriggio al Porto di
Napoli. Il Piazzale dell'Immacolatella Vecchia è il posto ideale per scaricare i
kayak dalle auto: da qui è agevole raggiungere - con il kayak sul carrellino
(indispensabile) - il traghetto distante non più di 100 metri. Una volta
scaricato tutto, andiamo a parcheggiare le auto al Parcheggio Comunale "Brin",
molto più economico dei parcheggi privati all'interno del porto. Il parcheggio
si raggiunge in una decina di minuti, il ritorno a piedi fino al porto è una
passeggiata di un mezz'ora.
Il traghetto
parte alle 20:00: restiamo in coperta ad ammirare le luci di Napoli e della
penisola Sorrentina. Dopo il passaggio tra Punta Campanella e Capri andiamo a
dormire.
Sabato 31 agosto: Filicudi (15 Km) - Lipari Porto-Canneto (4 Km)
Alle
6:00 ci ritroviamo tutti sul ponte del traghetto: la nave fa tappa a Stromboli,
al cospetto di "Iddu", sbuffa a intervalli regolari. Il traghetto prosegue
quindi verso Panarea e, superata Salina, arriva a Filicudi alle 9:30. Sbarcati a
Filicudi raggiungiamo la spiaggia ciottolosa a sud del porto, distante circa 150
metri, e - alle 10:35 - ci imbarchiamo per fare il periplo dell'isola in senso
orario. Superato Capo Graziano, che ospita i resti di un villaggio preistorico,
purtroppo non visibile dal mare, dopo 2,5 Km non sappiamo resistere alla
tentazione di sostare su una spiaggia di grandi ciottoli per un bagno. La
decisione alla fine si rivelerà saggia in quanto lungo il restante percorso non
ci saranno vere occasioni di sbarco. Proseguiamo quindi il giro costeggiando la
spiaggia della località di Pecorini a Mare, con qualche ristorante dall’aspetto
un po' vintage. Da qui in poi la costa alterna tratti di colata lavica pura, che
quasi ci mette soggezione con la sua austerità, a tratti un po’ più verdi, ma è
quasi tutta alta e disabitata. Sul versante sud-occidentale entriamo prima
nella grotta del Bue Marino (7,5 Km) e poi avvistiamo lo scoglio della Canna, a
circa 1500 metri dalla costa, che i kayakers più veloci raggiungono e
circumnavigano; proseguiamo la navigazione tra scogli grandi e piccoli fino ad
arrivare (9,5 Km) a Punta La Zotta dove inizia il lato Nord dell'isola.
Continuiamo senza sbarchi fino a Punta dello Zucco Grande (12 Km) dove la costa
piega decisamente a Sud e, in circa 3 Km ci riporta, alle 13:40 dopo aver
percorso in tutto 15 Km, al punto di partenza.
Il porto è tra le poche zone abitate di questa isola montuosa, così abbiamo modo
di assaggiare qualche prelibatezza locale prima di imbarcarci con il traghetto
alla volta di Lipari.
Il viaggio in traghetto da Filicudi al porto di Lipari dura circa un'ora e mezzo (con una sosta a Salina) e, arrivati alle 17:30, riusciamo a imbarcarci per pagaiare i 4,0 Km che servono a raggiungere la località Canneto e il Camping "Baia Unci" solo alle 18:15. L'area portuale di Lipari è vasta e piuttosto caotica, specie all'arrivo dei traghetti e, con le canoe sui carrellini, fatichiamo un po' a percorrere circa 500 metri districandoci nel traffico per raggiungere una spiaggia ghiaiosa e ingombra di barche poco a Nord dello sbarco dal traghetto. Una volta in acqua pagaiamo senza indugiare per arrivare in campeggio prima che sia buio: dopo aver superato il promontorio di Monterosa, alle 19:00 sbarchiamo nel primo tratto della lunga spiaggia di Canneto. Montate le tende andiamo a cena in un ristorante vicino, la giornata è stata impegnativa e non è il caso di gironzolare troppo. Appena concluso il primo piacevole incontro con la cucina eoliana, al momento di rientrare in campeggio, ci imbattiamo con quello che sarà il filo conduttore di tutte le nostre serate nell'arcipelago: il temporale serale... delle vere "bombe d'acqua", brevi ma intense, che accompagneranno ogni nostro dopo cena.
Domenica 1 settembre: Lipari (31 Km)
La
giornata è un po' grigia ma il mare è calmo e non c'è vento. Oggi è in programma
il periplo di Lipari. Ci imbarchiamo alle 9:40 e, avendo optato per il giro in
senso antiorario, pagaiamo in direzione Nord. Dopo aver superato la spiaggia
della Papesca e Capo Rosso arriviamo in breve (3,2 Km) a Porticello, dove c'è
una delle principali attrazioni turistiche di Lipari: la ex cava di pomice e le
spiagge bianche . Rimaniamo un po' delusi: le rovine industriali sono sempre
interessanti, come abbiamo visto anche all’Elba, ma i colori non sono quelli che
ci aspettavamo. La spiaggia deve aver subito dei processi di erosione, per cui
la sabbia bianca non la vediamo ed il grigio del mare e l’assenza di bagnanti
dovuta alle cattive previsioni rende il tutto un po' desolato. Ma forse il suo
fascino è anche questo. Subito dopo la costa continua con le Rocche Rosse, una
scogliera di ossidiana, e da qui iniziano le lezioni di Bruno, il nostro
geologo, che ci spiega i mille modi in cui le molteplici eruzioni hanno
modellato nei secoli questa costa.
Superata Punta della Castagna (5,4 Km) iniziamo
a pagaiare lungo il versante Nord dell'Isola. La costa è alta e scura e -
complice il cielo grigio - mette un po' soggezione ma nei pressi dello Scoglio
dei Monaci il volo ravvicinato di uno splendido airone ci fa tornare il
buonumore.
Superato l'abitato di Acquacalda (7,5 Km) iniziamo a cercare un posto adatto a
una sosta prima di affrontare il versante occidentale dell'isola che per un
lungo tratto non presenta sbarchi idonei; sbarchiamo poco dopo Punta del Legno
Nero su una spiaggia di sassi non particolarmente affascinante (9,5 Km). Di
fronte c'è l'Isola di Salina. Dopo una sosta di circa 30' ci imbarchiamo di
nuovo e, superato lo Scoglio dell'Imeruta, iniziamo a percorrere la costa Ovest
di Lipari, alta e solitaria. Un pallido solo si affaccia di tanto in tanto tra
le nuvole accompagnandoci in questo tratto di costa, sicuramente il più
interessante dell'isola. Superata Cala Sciabeca, eccoci in un tratto
particolarmente divertente: scogli, scoglietti, isolotti rendono meno monotona
la navigazione. Superato il grande scoglio La Scarpa (15 Km) eccoci a Punta del
Cugno Lungo - punto più a Ovest di Lipari - e alla successiva e bellissima
Cala Fico. La costa piega a SudEst e continuiamo fino alla lunga Spiaggia di
Valle Maria (20 Km), dove però non sbarchiamo: comincia a essere un po' tardi e
abbiamo altri 10 Km, quindi optiamo per una sosta un po' più avanti. Proseguiamo
per un paio di chilometri fino a Punta del Perciato ed eccoci alla Spiaggia di
Vinci, sulla punta Sud dell'isola,dove sbarchiamo (23 Km). Il panorama è
spettacolare: Vulcano di fronte a un chilometro di distanza, i faraglioni di
Pietralunga e Pietra Menalda a chiudere la baia. Ci concediamo una sosta di
un'ora. Alle 16:00 si riparte e superiamo Punta Crapazza, quindi Punta San
Giuseppe (25 Km) e Porto delle Genti ed eccoci di fronte l'abitato di Lipari
(26,5 Km). Attraversiamo con attenzione la vasta area del Porto di Lipari
affollata di barche e traghetti e percorriamo il tratto già percorso il giorno
precedente. Alle 17:30 sbarchiamo a Canneto dopo aver percorso 31,0 Km
complessivi.
Meritata doccia, aperitivo, cena in ristorante. Acquazzone serale.
Lunedì 2 settembre: Visita di Lipari - Lipari-Salina-Lipari (37 Km)
Oggi il grosso del gruppo opta per una visita
dell’isola a piedi, mentre Antonio e Bruno, irriducibili, vanno a Salina.
In tarda mattinata ci dirigiamo con l’autobus a Lipari porto. Dopo tanto
navigare, è piacevole passeggiare per le vie della cittadina, spopolate sia per
la bassa stagione, sia per il brutto tempo e l’ora di pranzo. Dopo una birra
Messina e un paio di arancini a testa in un fast food locale, procediamo lungo
una scalinata in salita verso l’area archeologica ed il museo. Questo è in
realtà frazionato in vari edifici, tutti compresi nella cittadella fortificata
(il Castello), insieme ai resti del villaggio neolitico e ad una chiesa,
costruita sopra un'antica abbazia medioevale di cui ammiriamo il chiostro
normanno, abbastanza ben conservato.
Del museo propriamente detto, sono interessanti soprattutto le sale dedicate
alla civiltà dell’ossidiana, la cui economia ha permesso il fiorire dell’abitato
di Lipari nella preistoria, e quelle dei ritrovamenti in mare, soprattutto di
epoca romana. Lipari è l’unica delle isole Eolie a essere sempre stata abitata
lungo il corso dei secoli.
Dopo la visita al museo, ci investe un violento nubifragio, peraltro annunciato
da giorni, quindi decidiamo di tornare a Canneto , dove aspetteremo con ansia i
“Salini” che torneranno al buio più completo.
Ecco il racconto di Antonio:
"Dopo qualche indecisione, la giornata soleggiata ci invita all’imbarco per Salina. Con Bruno cominciamo a costeggiare la spiaggia di Canneto verso quella della Papesca. Pagaiamo con regolarità godendoci il mare calmo e l’acqua blu scuro. Doppiata Punta della Castagna, si vede nitida Salina con i centri di Santa Maria e di Lingua: iniziamo a traversare da qui e sbarchiamo a Lingua dopo un "traversone" di 8 Km.
Ci intratteniamo con il pane cunzato di Alfredo, prima di imbarcarci di nuovo verso nord superando Santa Maria. Girato Capo Lamia inizia una scogliera di detriti tufacei che si prolunga fino a Capo Faro. Il sole ancora ci accompagna, ma doppiato il Capo, in lontananza, verso Malfa, si vedono grandi nuvoloni densi di pioggia e in poco arriva ì’acquazzone. Sembra la fine della giornata, siamo costretti a tornare con tuoni e fulmini che disturbano il piacere di pagaiare sotto la pioggia. Ritornati a Santa Maria, c’è di nuovo il sole. Il nuvolone si è fermato sul lato nord, ma per evitare sorprese si decide di aspettare il traghetto delle 17.00 per Lipari. Purtroppo la sorpresa c’è quando il traghetto riparte senza che il personale della nave riuscisse ad aprire il portellone per lo sbarco/imbarco, lasciando a terra passeggeri e auto in attesa.
L’unica soluzione, una bella pagaiata in seminotturna. Erano già le sette, ma il cielo era sereno e Punta del Legno Nero di Lipari ben visibile. La cosa, però, non è stata per niente facile. Allontanandoci dalla costa un vento teso da destra muoveva belle onde che si incontravano con onde più importanti provenienti da sinistra creando giochi d’acqua anche imprevedibili. I 6,0 Km di traversata sono stati, in fondo, interessanti e allietati dalla costa di Lipari arrossata dal tramonto.
Costeggiando la spiaggia di Acqua Calda, pagaiamo quasi al buio intravedendo un temporale che stavolta ci precede allontanandosi. Il mare ormai calmo e una leggera onda rendono l’andare fluido improvvisamente interrotto, però, da uno stridio sinistro. Sembrava di pagaiare sulla ghiaia. Stavamo attraversando banchi di pomice che la pioggia aveva trasportato in mare. Il buio ha reso la cosa surreale.
Si vedono, ora, le luci di Canneto e, dopo 13 km e un’ora e quaranta, sbarchiamo davanti al campeggio. I nostri sorrisi e la nostra soddisfazione smorzano rapidamente l’ansia e la preoccupazione che il temporale che ci ha preceduto aveva procurato nel resto del gruppo. 37 i chilometri percorsi complessivamente. Gli sbarchi a Lingua a Santa Maria molto agevoli"
Effettivamente per chi era a Lipari ad aspettare i due avventurosi - che ci avevano avvertito dell'inaspettato ritorno in kayak in notturna - la preoccupazione è stata tanta, visto che su Canneto si stava rovesciando un temporale violentissimo del quale Antonio e Bruno non si sono neanche accorti...
Martedì 3 settembre: Da Lipari a Vulcano (11 Km) / Periplo di Panarea (8 Km)
Oggi ci sparpagliamo un po': Giuseppe e Roberta restano ancora un giorno a Lipari mentre gli altri si spostano a Vulcano. Ma, siccome ci piace la confusione, Luca, Paola, Rossella e Valentino vanno direttamente a Vulcano in kayak, mentre Alessandro, Antonio e Bruno vanno in kayak al porto di Lipari e lì prendono il traghetto che li porterà a pagaiare Panarea per poi raggiungere in serata il resto del gruppo a Vulcano.
Smontato il campo a Baia Unci, i primi a partire sono Antonio, Bruno e Alessandro: ecco il suo racconto della giornata.
"Panarea merita senza
dubbio la sua fama di bellissima isola. Il porto principale si affaccia su un
arcipelago di scogli e isole minori, le acque sono chiarissime e la vista sul
vulcano attivo di Stromboli è la migliore di tutte le isole. All’interno c’è una
bella rete di sentieri, un villaggio preistorico e una attività vulcanica ancora
presente.
Quindi, mentre il resto del gruppo occupa la giornata nel trasferimento a
Vulcano lungo percorsi di costa già fatti, con Antonio e Bruno decidiamo di
approfittare del tempo in più per pagaiare a Panarea, una tacca che mancava nel
canoario personale di tutti noi.
Arriviamo sull’isola con il traghetto in notevole ritardo, a causa dei lavori di
riparazione del portellone (si veda il racconto di Salina del giorno
precedente). L’imbarco non è per niente agevole, in una spiaggia di grossi massi
e con le canoe piene dei bagagli, perciò siamo in acqua quando mancano solo due
o tre ore alla partenza del traghetto per Vulcano, dove pernotteremo nei giorni
successivi. Non ci resta che limitarci al solo periplo dell’isola, saltando
l’interno e l’arcipelago di scogli.
Partiamo in senso orario. I primi due chilometri fino a Punta del Torrione e
Caletta degli Zimmari sono costituiti da una costa scogliosa ma bassa,
antropizzata da belle ville lussuose in stile eoliano. L’acqua è chiara e la
presenza dell’unico sprazzo di sole della giornata ci consente di godere dei bei
riflessi azzurri e verdi dei fondali.
Un altro chilometro e doppiamo Punta del Torrione per entrare nella famosa Cala
Junco, quella che vedete in tutte le foto pubblicitarie delle Eolie. Ma non
abbiamo tempo per scendere a visitare il villaggio preistorico che vi si
affaccia e l’assenza di sole rende i colori smorti; tutto sommato ci appare non
molto diversa da tante altre cale, se non fosse per delle particolarissime
formazioni rocciose che sembrano fasci di colonne orizzontali.
Al quarto chilometro comincia la costa occidentale, altissima e solitaria. Con
il vento che si alza e il mare che si fa più grosso è questo il tratto che mi
rimane più impresso, impervio e selvaggio: Punta Muzza, Punta Scritta e lo
Soglio la Nave, tre chilometri di costa densi di emozioni.
L’ultimo chilometro e mezzo ci riporta al punto di partenza. Il traghetto
partito da Ginostra per la via del ritorno si vede già arrivare da nord, giusto
il tempo di tirare i kayak a terra. Dobbiamo già ripartire, ma con la promessa
che, la prossima volta, arriveremo sull’isola sui nostri kayak, liberi dai
vincoli di orari e luoghi che la scarsità di traghetti impone allo spirito
libero del canoista."
Il resto del gruppo - Luca, Paola, Rossella e Valentino - dopo un paio d'ore di relax in spiaggia si imbarca alle 10:55 alla volta di Vulcano. Percorriamo in senso inverso il tratto già percorso più volte fino al porto di Lipari, attraversiamo il porto oggi meno trafficato del solito, continuiamo fino alla punta Sud di Lipari dove sostiamo sulla Spiaggia di Vinci (8 Km). L'intenzione e quella di fare una sosta molto lunga, visto che il percorso previsto per oggi è stato quasi completato, ma dopo 45? inizia a piovigginare. Quindi ci imbarchiamo di nuovo e traversiamo verso Vulcano nel punto più stretto (circa 1 Km); in breve raggiungiamo la costa nord di Vulcano, precisamente a Vulcanello, svoltiamo a destra per arrivare al Porto di Ponente. Qui, dopo 11 Km dalla partenza, sbarchiamo all’inizio dell’insenatura, dove troviamo il Camping Togo Togo, decisamente più spartano di quello di Lipari, ma posto in un ottima posizione vicino alla spiaggia. In realtà, a causa delle tende bagnate e delle previsioni pessime, decidiamo di affittare dei bungalow.
Nel pomeriggio ci lanciamo nell’esperienza dei fanghi. Una delle attrazioni dell’isola è infatti una zona delimitata tra gli scogli, dove ci sono delle sorgenti sulfuree, che, nel terreno argilloso fra le rocce, producono questi fanghi caldi che sembra facciano molto bene alla pelle. Certamente non ai costumi e agli asciugamani che puzzeranno per i giorni a venire. In serata ci avviamo a piedi a Vulcano presso il porto di Levante, dove negli ultimi anni si è registrata un’esplosione di locali, ristoranti, gelaterie e negozi di artigianato locale. Complessivamente molto turistico, ma anche tutto a misura d’uomo, senza gli eccessi edilizi e di confusione di altre località rinomate. Dopo cena ci coglie il diluvio universale, quindi torniamo in campeggio completamente zuppi dopo un chilometro di passeggiata.
Mercoledì 4 settembre: Periplo di Vulcano (27 Km)
La
giornata è dedicata al periplo di Vulcano. Alle 9:50 ci imbarchiamo fiduciosi
nonostante le previsioni: ormai abbiamo capito che dobbiamo ignorarle, perché il
clima sulle isole è molto variabile. Il gruppo si è ricomposto e procediamo con
il giro in senso antiorario. La costa è spettacolare, bella quanto quella di
Lipari e più selvaggia. Costeggiamo centimetro per centimetro la costa con in
naso all'insù e le orecchie attente alle spiegazioni del nostro geologo; ormai i
massi di lava nera, le capre, le piante di capperi e le grida dei gabbiani ci
sono familiari. Così superiamo Cala del Formaggio, Cala Mastro Mìnico, Testa
Grossa e Punta di Capo Secco (6,0 Km) incontrando diverse grotte e molti scogli,
tra i quali ci divertiamo a pagaiare, complice un mare poco mosso. Da qui in poi
la costa si fa più lineare e meno frastagliata ma sempre senza possibilità di
sbarco; il primo approdo utile è a Gelso - all'estremità Sud dell'isola - dove
sbarchiamo alle 12:40 sulla Spiaggia dell'Asina (13,7 Km).
Ci imbarchiamo di nuovo alle 14:00 e proseguiamo fino a Punta Bandiera (15 Km),
dove inizia la costa orientale: anche questa non ha possibilità di sbarco per
una decina di chilometri. Pagaiando ai piedi di una costa ripida e scoscesa su
un mare liscio come l'olio superiamo Punta Molo di Femmina (17 Km), Capo Grillo
(19 Km), Punta Luccia e finalmente, dopo le Punte Nere, raggiungiamo il Porto di
Levante (23 Km) dove ci attendono le sorgenti calde di fronte al sito dei
fanghi, dove non resistiamo a bagnarci. Pensiamo a quanto sarebbe bello se ci si
potesse bagnare in acque calde alla fine di qualsiasi giro in kayak!. L’ultimo
tratto prima del campeggio è il giro della penisola di Vulcanello, tra il porto
di Levante ed il porto di Ponente. Questa penisola, collegata al resto
dell’isola da un istmo paludoso, è la terra più “giovane” delle Eolie, essendo
emersa dopo un eruzione, circa 2000 anni fa. Durante il periplo di Vulcanello,
passando nel punto più a Nord dell'isola, un momento magico: la vista
contemporanea di tutte e sette le isole dell'arcipelago. Alle 17:50 sbarchiamo
sulla spiaggia del Porto di Ponente, abbiamo percorso in tutto 27,0 Km.
Solita cena con temporale al rientro.
Giovedì 6 settembre: Escursione al Cratere
Oggi è
il giorno del rientro, quasi per tutti: purtroppo non possiamo rimanere il fine
settimana, perché non essendo più alta stagione, non ci sono traghetti fino a
lunedì sera, e molti di noi devono tornare al lavoro.
Ci aspetta però un’ultima chicca: l’escursione a piedi al cratere di Vulcano.
L’ascesa, dall’abitato principale, è di circa 400 metri di dislivello e 3,5 km
fino alla sommità del cratere. Per ironia della sorte, li percorriamo tutti
sotto il sole, che finalmente a fine vacanza è spuntato. Dopo un sentiero
scavato nel tufo, a 300 metri circa cominciano le fumarole. Sono una miriade di
piccole bocche che emettono in continuazione gas a base di zolfo, anche un po'
irritanti alla respirazione. Lo scenario però è incredibilmente suggestivo e ci
facciamo un sacco di foto, tra i fumi, il cratere ed in lontananza la silouette
delle altre isole. Continuiamo il percorso fino alla vetta dove il panorama è
mozzafiato.
Tornati in pianura, ci aspetta l’impresa più ardua: riportare i kayak carichi al
porto. Abbiamo pensato che ormai, archiviato il neoprene, fosse più pratico
attraversare l'istmo percorrendo un chilometro via terra piuttosto che quattro
via mare. In realtà, i saliscendi dai marciapiedi, le pozzanghere dell’istmo
grandi come laghi ed il carico, fanno sì che un paio di carrelli diano forfait.
Dobbiamo quindi fare la spola con i carrelli ancora interi ed all’ora di pranzo
siamo abbastanza provati dal caldo e dalla fatica. Ci pensa un ottimo “pane
cunzatu” a farci riprendere i sensi. Un’ultima occhiata al paese ed ecco il
traghetto che ci riporterà a Napoli, dopo aver fatto sosta a ritroso in quasi
tutte le isole.
Epilogo
Le isole del vento ci hanno trattato bene, certo il meteo non è stato ottimale, ma avrebbe senz’altro potuto essere peggiore. E pagaiare tutto il giorno sotto il sole sarebbe stato senz’altro più faticoso. Nella programmazione del viaggio bisogna tener conto degli orari dei traghetti e delle operazioni di carico, scarico e spostamenti a terra, che possono allungare di molto il semplice programma canoistico. Comunque le isole sono molto belle, e rimane sempre la voglia di tornare: per vedere ciò che non si è fatto in tempo a vedere, per pagaiare di nuovo nella pace assoluta tra gli scogli, per gustare le granite ed il pane cunzatu, per riposare occhi e orecchie dal traffico cittadino, e perché no, per provare di nuovo l’emozione di scivolare sull’acqua sul bordo di un vulcano attivo.
E la prossima volta a Stromboli!
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