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NOA-NOA siamo un Gruppo di Canoa alla RE-BOAT RACE
8 settembre 2013

Parte tutto da un post della Discesa del Tevere, raccolto dall’entusiasta Ferdinando, nel seguito il Capitano, che reduce dai fiumi francesi ha voglia di divertirsi alla costruzione di una imbarcazione con mezzi più che di fortuna. Il tempo è poco, mancano meno di due settimane alla regata.
Risponde subito all’appello Pina (l’Architetto), Roberta (che figata!), Marco (ciclo-operaio), Salvatore (Turiddu) ed il Pres.
Si stilano progetti e subito si capisce chi ha in mano le redini della colossale impresa: il Capitano. Tira fuori in un batter di ciglia l’asso nella manica: 21 dico ventuno “boccioni” di plastica da 25 litri per l’acqua da ufficio, elegantemente presi dalle macchinette e stivati all’interno della sua autovettura, con evidenti compromissioni di visibilità posteriore. La sua auto diventata una SMART furgonata.
Il progetto è condiviso con il direttore dei lavori, l’Architetto, che offre viste prospettiche della struttura. Per evitare di essere troppo imprecisi il Capitano opera una TAC al boccione fra un malato e l’altro. Si cerca di coinvolgere disperatamente “Che figata!” (donna pratica e di azione) in lavori floreali e di abbellimento con scarsi risultati.

Quanto sarà lunga? Il Regolamento parla chiaro: sotto i 4,5metri. Il progetto iniziale vuole che siano due file di boccioni affiancati inseriti uno nell’altro e poi un bilanciere laterale più corto: UNA POLINESIANA !

In una notte insonne a casa di Pina che offre al team ogni ben di dio, con le menti rischiarate dal vino, si finalizza il tutto rubando mostre e telaio di una porta che un generoso vicino stava buttando nel cassonetto. Abbiamo anche gli Jachi (plurale di Jaco) per collegare il bilanciere alla Canoa.

Si parte e si decide che si costruirà il tutto al Cantiere della Città in Tasca, poi per il trasporto si vedrà. Appena arrivati si comprende che i boccioni da 25 litri ce li hanno tutti, visto che sono messi a disposizione dall’organizzazione, che fornisce pallets, legname più o meno usurato, teli in PVC da buttare e materiale plastico di vario genere. Capiamo subito che il nostro vantaggio competitivo non c’è, toccherà fare una barca che va più veloce. Si sprecano i consigli con gli altri e gli aiuti (scusa ce l’hai una pinza? E un martello? Qualche cordino?) E’ la Fiera bellissima dell’improvvisazione, famiglie intere che si cimentano in improbabili meccanismi a ruota ed elastici. Remi di tre metri che poi vengono drasticamente ridotti, tolde di navi poggianti su 40-50, forse 70 boccioni. Molti tagliano e inchiodano, noi no solo legaggi con filo riciclabile e gomma da camera d’aria.

Fra i tanti bambinoni siamo i più professionali sul cantiere. Il Progetto viene modificato almeno tre volte al riparo dello striscione del Gruppo Canoe Roma steso fra una quadriglia di pallets. Lo spazio del cantiere è iper affollato di gente che lavora febbrilmente anche al limite del buio. Una rapida occhiata e comprendiamo che fra i tanti abbiamo la barca più veloce a cui il Capitano e l’Architetto danno il nome: NOA-NOA del Gruppo Canoe Roma. Fondamentali per la realizzazione della struttura il Cicloperaio e Turiddu che fra una sigaretta e l’altra propone continuamente affinamenti. Attribuisco a lui, Marco e il Capitano la modifica più importante: una terza fila di boccioni a sezione quadrata per realizzare una sorta di chiglia. Col senno del poi ci svantaggerà,… ma è tanto bella!

Sabato 7 finalmente il varo e la prova in acqua. Il Capitano scalpita. Scorrendo le varie pittoresche imbarcazioni poggiate sul pontile finale del Laghetto dell’EUR, affianco ad un’altra splendida polinesiana realizzata con una vasca da bagno e vari profilati di cantiere, scopro uno strano oggetto di oltre 5 metri (il regolamento prevedeva la lunghezza massima a 4,5metri) fatto con due file di boccioni appena distanziati da una scala in alluminio nuova nuova e soprattutto ricoperti da un foglio di pvc trasparente che azzera l’attrito della rugosità dei boccioni. Subito ribattezzato “IL SILURO”. Abbiamo perso! La barca andrebbe squalificata, poi vedo l’equipaggio e no… non si può fare. Ce la metteremo tutta comunque per arrivare primi. Abbiamo deciso che l’equipaggio sarà femminile: Pina e Roberta, però Pina sabato non può venire alle prove e ci giochiamo tutto Domenica.

Durante le prove ci accorgiamo che la barca tende a sinistra e si operano le ultime modifiche di stabilizzazione. Nella Notte ci sono febbrili scambi di telefonate fra Roberta e Pina e decidono che in barca devo salire pure io.
Saremo tre. Meglio o peggio? Ormai il dado è tratto mi fanno iscrivere e mi convincono.

Al momento della gara ci accorgiamo che il posto assegnato a noi è sotto gli altoparlanti. Diventiamo sordi tutti e tre. Rischiamo pure il bagno perché la barca affianco ci sbilancia. E’ una ressa orrenda ma simpaticissima e colorata. Solo a fine gara mi accorgo che il nostro posto doveva essere all’interno del “SILURO” (la barca ultra-speed) per avere qualche chance.

Pronti VIA! E il Siluro alla boa ci da quasi un’imbarcazione. La virata ci riesce molto bene e recuperiamo sul Siluro tutto lo svantaggio, ma poi riparte e non ci sono storie. “Che figata!” e l’Architetto sono due macchine da guerra ad un ritmo da 80colpi/minuto ma il SILURO è un Overcraft quasi non tocca l’acqua e fila via. Ironia finale una delle imbarcazioni più lente, situata ancora a pochi metri dalla partenza, ci blocca la linea del traguardo e dopo una simpatica collisione riusciamo ad attraversarla come SECONDI. Non potevamo fare di più.

La giornata continua affollatissima di gente, fra equipaggi e passanti sotto un sole cocente. Premiazioni a non finire per tutti e pure per noi quando nell’ultima competizione del primo pomeriggio, in 6’ e 44” , riusciamo a riciclare completamente la splendida NOA-NOA (Premio Pesce Spazzino), mentre osserviamo il SILURO portato a spalla che se ne va verso altri lidi (ma non fosse stato riciclabile?). Avremmo voluto anche noi tenere NOA-NOA e mostrarla ad altri, ma lo spirito della manifestazione ci imponeva di essere coerenti fino in fondo.

Per una NOA-NOA che si scompone altre cento NOA-NOA si ricompongono nella nostra testa e rinasceranno il prossimo anno. Perché non mettere su due team? La sfida in casa è aperta!

Aloha
Giuseppe

     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     

 

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