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LA VOGALONGA (SECONDO ME)
37a Venezia 12 giugno 2011

 

Domenica 12 giugno 2011 ho partecipato all'annuale Vogalonga di Venezia. La manifestazione e' uno straordinario raduno remiero, aperto a qualsiasi imbarcazione spinta da remi o pagaie, cui partecipano equipaggi di tutta l'Europa e anche di altri continenti. Il percorso, di circa 30 km, si svolge nella laguna di Venezia con partenza dal bacino di San Marco; si costeggiano l'isola di San Giorgio Maggiore, un breve tratto del lido, e l'isola di Sant'Erasmo; si piega poi verso Burano, che si aggira per iniziare il ritorno. Si passa nel Canal Grande di Murano e si rientra a Venezia da Cannaregio per entrare poi nel Canal Grande attraverso il quale si ritorna al bacino di San Marco (io ci ho messo quattro ore e mezzo e oltre 16.000 colpi di pagaia).

E' impossibile descrivere il fascino di Venezia vista dalla sua laguna, su cui si affacciano le chiese opulente, ciascuna delle quali potrebbe essere la cattedrale di una grande capitale, i palazzi nobiliari, le officine storiche, e le poderose mura dell'arsenale, le cui fornaci oggi spente all'epoca di Dante non avevano altro paragone che le fiamme dell'Inferno.

Ho fatto poche fotografie (ero piuttosto impegnato a remare), ma naturalmente ce ne sono molte sul sito ufficiale della manifestazione. C'erano circa 1300 barche in acqua con oltre 6000 vogatori.

Due parole invece sulla logistica della Vogalonga, incubo di tutti i partecipanti. Gli organizzatori suggeriscono di passare il Ponte della Libertà in macchina e parcheggiare barca e macchina al Tronchetto. Io però non avevo voglia di farmi le oltre sei ore di macchina che separano Roma da Venezia per poi affrontare la confusione e il traffico del Tronchetto; e del resto anche gli amici di Mestre piuttosto che andare in macchina al Tronchetto partono direttamente dalla terraferma con il kayak e aggiungono 7 km all'andata e altrettanti al ritorno. Per farla breve, dopo un po' di ragionamenti, mi sono comprato un kayak pieghevole Nortik Scubi, che ha una armatura di alluminio coperta da una "pelle" di PVC; il tutto viene teso gonfiando due galleggianti interni. In Italia, per quanto ne so, è importato soltanto da Canoashop (www.canoashop.com). E' una barca che entra in una borsa e sabato l'ho portata a Venezia su un treno che ha impiegato meno di quattro ore e non mi è costato nessuna fatica (ma parecchi soldi). A Venezia ho portato il mio kayak, sempre dentro la sua valigia, in un albergo vicino al ponte dell'Accademia; strada facendo mi sono fermato alla Pescheria Vecchia di Rialto per l'iscrizione. Domenica mattina ho montato il mio kayak in un angolino di Campo Santo Stefano e l'ho messo in acqua nel rio dell'Orso, che sfocia nel Canal Grande proprio sotto il ponte dell'Accademia, vicinissimo al bacino di San Marco; al ritorno ho fatto lo stesso e l'ho smontato e rimesso in valigia. Ci deve essere una legge dell'idrodinamica che dice che se una barca può stare dentro una valigia una volta montata e messa in acqua non si può comportare molto meglio di una valigia; e infatti il Nortik Scubi fatica a tenere un'andatura di 6 o 6,5 km/ora (o meglio: fatico io) mentre qualunque kayak rigido ne fa facilmente 8. Però la comodità e' impagabile. Nel tardo pomeriggio, dormicchiando su un treno veloce, sono ritornato a Roma.

Testo e foto di Andrea Bellelli

 

     
Il Nortik Scubi in treno,sulla reticella
portabagagli; nello zaino una pagaia
pieghevole, il salvagente
e un po' di attrezzatura
Quattro con a Santa Maria dei Frari Due caorline ormeggiate
in attesa della manifestazione
Il giorno prima della manifestazione:
kayak alle porte dell'arsenale
Il Nortik Scubi a Campo Santo Stefano Una barca veneta
La partenza nel bacino di San Marco Ancora nel bacino Sosta a Burano
   
  Quasi a Rialto  
     

 

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