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"TEVERE"
in kayak dall'Isola Tiberina a Ostia

26 dicembre 2005

 

Sono le 10:30 del mattino a Ponte Marconi. Chiedo il permesso di passare sotto il ponte alla signora che ci abita, cosicché lei richiama i suoi cani ringhianti più per paura che per ostilità. Il carrello della canoa affonda nel fango e sobbalza su ogni tipo di rifiuto. Più avanti fra le canne altri segni di presenza umana. La giornata piovosa non aiuta ad immaginare questo posto diverso da come in effetti è.

L’imbarco dallo scivolo è agevole, nonostante la corrente. L’idea è quella di risalire fino all’Isola Tiberina e, poi, ridiscendere il Tevere per arrivare fino ad Ostia. Una Roma-Ostia fluviale. La corrente, in alcuni punti, è impegnativa e mi costringe a spolverare le tecniche di canoa fluviale. La prima difficoltà si trova nei pressi del gasometro: una rapida agita l’acqua. Con un traghetto mi sposto sotto la sponda sinistra dove, pagaiando energicamente, posso passare.

Le sponde sono segnate dalla recente piena e i fantasmi di plastica impigliati tra i rami degli alberi danno effetti surreali che affascinano e inquietano allo stesso tempo. Dalla pista ciclabile qualcuno si affaccia incredulo. I gabbiani mi accompagnano sempre. Vedo Roma da sotto: i ponti, i palazzi e le cupole che spuntano dai muraglioni.

Dopo circa un’ora intravedo l’Isola Tiberina sotto le arcate di Ponte Palatino e di Ponte Rotto. Qui la corrente è molto forte e avvicinarsi all’isola richiede una buona padronanza della canoa. La rapida crea molta turbolenza e il restringimento degli argini fa aumentare la velocità dell’acqua. Mi impegno per superare i ponti, poi, con una rapida virata mi lascio trascinare per intraprendere il viaggio verso il mare.

Ora pagaio al centro del fiume osservando come la corrente crea giochi di linee e mulinelli più o meno grandi. In meno di mezz’ora oltrepasso Ponte Marconi. La visuale è più ampia, non più ristretta dai muraglioni. Cascate di rifiuti lungo gli argini indicano la presenza di baracche. Ci sono sguardi noncuranti del mio passaggio, ma anche cavalli al pascolo e chiocciare di galline. Un cormorano si asciuga le ali.

Il fiume si allarga, c’è meno corrente e il vento contrario mi ricorda che ogni metro in canoa bisogna sudarselo, anche in discesa. Il paesaggio è più verde, gli alberi, invece, sempre colorati di stracci. La Magliana, l’EUR, l’autostrada per Fiumicino. Dall’Ippodromo di Tor di Valle l’altoparlante avverte i fantini di qualcosa. Uno stormo di gabbiani galleggia nei pressi della condotta del depuratore, mi affretto a passare. Dopo il ponte del GRA c’e la possibilità di scendere approfittando del barcone dell’Anaconda. Sono quasi tre ore di canoa, una sosta è meritata. Mangio un panino suscitando la curiosità di una coppia di nutrie. Ne vedrò altre più avanti insieme a cormorani, aironi cinerini, germani reali, gallinelle d’acqua.

Riprendo a pagaiare. Ora a tratti, il sole riesce a filtrare tra le nuvole colorando di giallo le sponde. Ho perso un po’ la cognizione delle distanze percorse. Non ho punti di riferimento. Dopo aver sentito il rumore del treno di Ostia e visto i palazzi e la chiesa di Casal Bernocchi, mi sono perso tra le anse del Tevere. Il mare è ancora lontano, ma pagaio fiducioso. Trascorse altre due ore dalla sosta, un isolotto di sabbia mi invita a scendere: è bello camminare un poco sul fiume. Le sponde sono più libere e gli alberi hanno un aspetto più naturale.

Mi affretto a ripartire, il sole sta scendendo e ho seri dubbi di arrivare prima di sera. Dal rombo dell’autostrada capisco che sono vicino a Fiumicino e, infatti, di lì a poco arrivo a Capo due Rami. Prendo per Fiumara passando sotto Ostia Antica. Al Ponte della Scafa mi rendo conto che è veramente tardi e, inoltre, il vento e le piccole onde contrarie rivelano un mare non proprio tranquillo.

La prudenza vorrebbe che sbarcassi in un qualche ristorante che si affaccia sul Tevere, ma la voglia di portare a termine il progetto mi spinge a dare un’occhiata da vicino alle condizioni del mare. Costeggiata l’Isola Boacciana, alla luce del crepuscolo si vedono le linee delle onde del mare che si formano scontrandosi con l’acqua dolce, il vento fa il resto. Più attratto che respinto da ciò, mi avvicino allo sbocco del fiume finché mi rendo conto che non è più possibile tornare indietro. Onde alte e ravvicinate non consentono di manovrare, se non andare avanti. Le onde non “rompono” e, quindi, punto al largo con sicurezza fin quando sono più rade e mi permettono di virare verso il porto di Ostia.

E’ ormai buio e il lungomare illuminato rischiara le creste delle onde. Il vento ed il moto ondoso sono favorevoli. Mi tengo sempre al largo finché giungo davanti alla spiaggia sotto casa. L’atterraggio sarà fortunoso: beccare l’onda giusta al buio non è facile. I fari di una macchina dal lungomare mi aiutano, arrivo in surfata e tocco terra dopo 6 ore e 50 di canoa e 46,5 km percorsi. Sono contento.

Antonio Paolucci

Ponte Marconi - Isola Tiberina 4,0 km 1 h
Isola Tiberina - Fiumara 37,0 km 5 h (compresi 40' di soste)
Fiumara - sbarco 5,5 km 50'

 

   
  Ponte Palatino
  Ponte Cestio
Ponte Palatino  
Il barcone degli Amici del Fiume
Ponte Sublicio Ponte Testaccio
  Ponte dell'Industria
   
   
Cormorano che si asciuga le ali
 
Ponte Monumentale di Mezzocammino
Nutrie
Casal Bernocchi
   
   
   
 

 

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