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"PAGAIANDO NELLA CALDERA"
Due giorni in kayak tra Pozzuoli e Napoli
24 e 25 maggio 2014

Venerdì 23
E’ bello andare al lavoro con le scarpe da ginnastica ed il kayak sulla macchina e sentirsi dire dai colleghi “A coatta!.....”
Alle tre vengono a prendermi , apparentemente efficientissimi, Salvatore e Marco. Peccato che Totò si è dimenticato la sua pagaia e dopo si scoprirà, anche il paraspruzzi. Si parte per il week end partenopeo, in occasione del 4° raduno nazionale della Caldera. Sull’autostrada ci incontriamo con Lamberto ed Edoardo, per l’occasione ribattezzato “coso” dall’attento e premuroso compagno di viaggio. Arriviamo in serata al camping “La Solfatara” di Pozzuoli, dove ci raggiungono Lorenzo ed Ester e dove organizziamo una frugale cena di preparazione agli impegni sportivi che seguiranno. Giusto qualcosina per mantenersi leggeri: pomodori al riso, vitello tonnato, fritti, melanzane e carciofini sott’olio, caciocavallo, ciliegie, crostata, limoncello, grappa, provvidenziali baguette comprate in autostrada (non sia mai rimanere senza pane….!!!). Superata brillantemente la prova, dopo cena, per digerire, visita culturale-scientifica alla solfatara che dà il nome al campeggio e poi tutti a letto (anche se dormire è un’utopia a causa della sinfonia russatoria messa in atto da alcuni).

Sabato 24
Ci rechiamo al mercato ittico di Pozzuoli, sede del raduno e della Lega Navale che lo organizza. Per trasportare i kayak sulla spiaggia, dobbiamo attraversare un mercatino che ci fa immergere subito nel casino e nell’atmosfera giusta. Kayak di tutti i tipi (da fiume , da discesa, da polo, barche da canottaggio, polinesiane, gonfiabili ecc.) scavalcano le bancarelle del mercato, mentre, come se niente fosse, i venditori gridano per attirare i clienti. Nel frattempo ci hanno raggiunti anche gli ultimi equipaggi: Antonio l’Ateniese, organizzatore della trasferta, Adriana, Fabrizio e Rossella.

Dopo un briefing e i saluti della Capitaneria di Porto, ci si imbarca: alla fine siamo più di 100 canoe scortate da 3 barche appoggio. Si naviga verso nord, verso il Parco sommerso di Baia (riserva naturale e parco archeologico) ma il clima è molto rilassato: per fare pochi km ci si mette qualche ora. L’organizzatore, nonché guida, si dà un gran da fare per stimolare gli ultimi, un po’ in difficoltà, e per trattenere i primi, che vorrebbero pagaiare senza tante soste. Tra una discussione e una chiacchiera, ci distraiamo e quasi non vediamo i resti romani della città sommersa sotto di noi. Pagaiando allegramente sotto un sole fantastico passiamo anche sotto un arco naturale nella roccia. Il programma originario viene inevitabilmente modificato visto il clima molto vacanziero e rilassato che si è creato. Quindi, invece di completare il percorso come da programma fino a Capo Miseno, ci si ferma alla baia di “Sciacchetiello” per il bagno. Una spiaggia molto accogliente con acqua trasparente ed invitante. Da qui, dopo una lunga sosta, ritorniamo alla sede della nega navale. In tutto abbiamo percorso 15 km. All’arrivo ci viene offerto un lauto pasto da parte della Lega Navale: l’ospitalità meridionale non si smentisce mai. Anche l’organizzazione è buona: nonostante la folla, riusciamo a mangiare tutti ed in un tempo decente. Decidiamo di sfruttare fino in fondo l’ospitalità, lasciando le canoe per la notte nella sede della Lega Navale.

In serata facciamo una passeggiata tra gli scorci più caratteristici di Pozzuoli, ammirando le bellezze archeologiche e gli effetti del bradisismo, con Antonio l’autoctono che ci fa da guida.

Domenica 25
Il gruppo GCR non poteva accontentarsi e decide di uscire in forma autogestita anche la domenica. Stavolta la direzione è verso sud : Napoli. Le previsioni meteo danno “ temporale”, tanto che alcuni di noi si imbarcano scettici, con in testa l’idea fissa di ripartire non troppo tardi. In realtà, dopo aver attraversato il porto di Pozzuoli ed essere passati davanti a Bagnoli (ex Italsider, ora sfortunata Città della scienza) arriviamo a Nisida (“che è un’isola, ma nessuno lo sa”) e la circumnavighiamo. Dopo di che, in direzione Posillipo, si apre una scogliera bellissima, piena di grotte, baiette paradisiache e vegetazione spontanea. Per il paesaggio, potremmo stare all’isola d’Elba o in Sardegna o alle Eolie. In realtà siamo quasi a Napoli.

In un’insenatura, ci divertiamo a fare lo slalom tra le rocce affioranti, coperte di alghe multicolori, pescetti di tutti i tipi, insomma un sacco di vita, in un silenzio assoluto, rotto solo dalle grida dei gabbiani. In ogni insenatura in realtà ci sono minacciosi cartelli gialli che dicono “specchio d’acqua interdetto”, ma decidiamo che non sono per noi kayakisti.

Arrivati ad una zona di grotte (vecchie cave di epoca medievale e borbonica) alcuni intraprendenti scendono per esplorarle a piedi. Arrivano subito i guardia parco su un sit on top ed avvertono i nostri prodi che stanno facendo qualcosa di non consentito: siamo infatti all’interno della riserva marina protetta della Gaiola (gemella di quella che abbiamo visitato ieri). Non si può fare il bagno, entrare con le barche a motore, pescare , camminare sulle rocce. Possiamo solo attraversarlo in kayak. Ecco perché era così bello. Ed ecco perché tutti quei cartelli.

A questo punto io cedo alla tentazione di spiaggiarmi a prendere il sole, mentre gli altri tornano indietro. Non sono stanca, ma il sole e la "napoletanità" dei bagnanti mi attraggono troppo ed accetto di farmi venire a prendere con la macchina. Gli altri tornano al punto di partenza dopo 22 km di pagaiata.

Fatto ritorno al camping, carichiamo tutto e ripartiamo, non prima di un'ultima ottima pizza e caffè. Del temporale annunciato neanche l’ombra.

Torniamo a Roma appagati da tanto sole, allegria, colori, sorrisi, e pagaiate. Un grazie particolare ad Antonio, la guida, a Claudio Castellano l’organizzatore, alla Nega navale per l’ospitalità e a tutti per l’ottima compagnia…. …Alla prossima!

Paola Scaramozzino

 

     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
 
     
     

 

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