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DA MONFALCONE A VENEZIA LUNGO L’IDROVIA LITORANEA VENETA
maggio 2024

 

 

Incuriosito dalle parziali informazioni lette ed ascoltate in passato, ho cercato di capire se e come fosse possibile navigare dal Golfo di Trieste alla laguna di Venezia passando quasi esclusivamente per acque interne. L’idea di navigare luoghi geografici importanti a me sconosciuti letti da sempre solo sulle mappe mi ha dato nella fase della pianificazione un forte stimolo a proseguire. Trovarsi nel golfo di Trieste, scoprire la laguna di Grado, passare i grandi fiumi del nord, entrare a Venezia per una via d’acqua. Un progetto che mi ha impegnato nella pianificazione e mi ha dato molta soddisfazione nel pagaiarlo.

Ho inizialmente cercato tracce gps e relazioni di gite fatte da altri, ho guardato video e consultato siti istituzionali. In cerca di informazioni, ho anche chiamato associazioni locali di canottieri, chiesto a gestori di campeggio  e consultato l’ente di gestione delle acque che sovrintende le chiuse… praticamente mi è mancata solo la protezione civile e qualche parroco locale!

Le informazioni raccolte erano però parziali e sempre  limitate ad un piccolo areale, vaghe e spesso imprecise. Chi accennava per sentito dire, chi si rifaceva a lontani ricordi di gioventù; qualcuno ha poi categoricamente sostenuto che non sarebbe mai uscito in mare e lo sconsigliava anche a me… il mare era un altro affare, loro erano gente di laguna; praticamente le isole litoranee erano le loro colonne d’Ercole.

Consultando innumerevoli volte le mappe digitali e le immagini satellitari ho disegnato infine la mia via sull’acqua, la mia guida sarebbe stato il gps, speravo una volta in movimento di raccogliere informazioni e consigli lungo la via. 

Nonostante il percorso sembrasse plausibile sulla carta, i 170 Km che mi aspettavano presentavano varie incognite. Come sarebbe stato pagaiare con bassa marea per chilometri di lagune? Tutti i canali sarebbero stati aperti? E nei grossi fiumi con la canoa da mare lunga come sarebbe stato? Ed il meteo in quest’anno di continua instabilità? Alla fine mi sono detto che a parte quest’ultimo al quale non c’era rimedio il mio piano B sarebbe stato navigare la costa esterna, quindi mi ero convinto che in qualche modo sarei arrivato a Venezia in tempo per la Vogalonga.

Anche se Trieste sarebbe stata la partenza perfetta per questo giro, approfitto  della piccola finestra di bel tempo e mi imbarco presso la splendida sede dei Canottieri Timavo di Monfalcone. La società ha sede a due passi dalla Fincantieri ed ha in rosa campionesse mondiali di specialità.

Il giorno prestabilito riesco ad arrivare in zona in mattinata, faccio un minimo di spesa, preparo il kayak, ringrazio i miei gentili ospiti e mi calo in acqua un pochino teso ed emozionato.

Passo prima vicino alle barche ormeggiate, poi a canottieri che si allenano, barche a vela scuola e punto verso l’uscita dalla baia. In un angolo c’è ormeggiato un transatlantico in fase di ultimazione la cantieristica vista da vicino e da questa prospettiva privilegiata ha un grande fascino.

Uscito in mare inizio a costeggiare puntando la foce del fiume Soča (Isonzo) ed imparo subito che in quell’angolo di mediterraneo il fondale è particolarmente basso: anche a 150 metri dalla riva ci si può ritrovare in secca. Un leggero vento contrario, io caricato come un somarello ed il fondale basso rendono l’avanzamento più faticoso, il kayak non scivola, poco dopo allento la presa sulla pagaia rilasso le spalle e procedo tranquillo al passo che mi è consentito. Ho tante ore di luce e voglio assaporare con calma il mio viaggio. Il fine tappa nella laguna di Grado ha un nome evocativo: isola del Paradiso.

Inaspettatamente la costa si presenta verde e poco antropizzata, il mare è pulito e trasparente l’acqua sulle mani tiepida. A destra in fondo, dall’altra parte del golfo si intravede lontana Trieste e guardando più giù la Slovenia e la Croazia. Supero la foce dell’Isonzo incagliandomi varie volte nel basso fondale sabbioso e dopo poco entro nel canale d’accesso alla laguna di Grado. Superata la prima parte con case, passaggio di barche e ponti stradali, i rumori della civiltà presto cessano e mi ritrovo a pagaiare in acque interne in ambiente di laguna. Qui il tempo sembra rallentare improvvisamente, i rumori dell’uomo cessano e ci si ritrova isolati. Ogni tanto qualche pesce salta fuori dall’acqua e si rituffa, qualche airone cinerino o qualche atro uccello acquatico spaventati dal mio passare spiccano il volo… ci spaventiamo sempre in due! Ci sono anche tanti cigni, è periodo di cova.

La navigazione dei prossimi giorni sarà guidata dalle onnipresenti bricole, uscire dal percorso segnato potrebbe significare arenarsi, o peggio grattare lo scafo su pietre e conchiglie Su alcune di queste, all’incrocio delle maggiori vie ci sono infissi cartelli con i toponimi delle destinazioni, seguendo queste è difficile perdersi.

Oltre i canali profondi e curati, adatti alle barche a motore di una certa grandezza, ci sono poi anche altre vie segnate però con rami o canne infilzate sul fondale. Tracciate da pescatori e da frequentatori di laguna, queste sono più tortuose ed interessanti, percorrerle aggiunge un pizzico di avventura visto che ogni tanto i riferimenti spariscono e bisogna arrangiarsi. Non sempre percorribili con facilità a causa delle maree ma i più esperti capiscono comunque il percorso valutando le increspature superficiali fatte dal vento.

Parti di laguna consistono di canali di varie larghezza, si snodano tra isole con sponde sostenute da massicciate ricoperte da una fitta vegetazione che spesso racchiudono proprietà private. Ci sono poi ampissime zone aperte, pare ci si trovi in un enorme lago ma dal fondale basso.

Superata la laguna di Grado entro in quella di Marano passando sotto il ponte stradale per  raggiungere il mio fine tappa: l’incantevole campeggio posto sull’isola del Paradiso. Metterò la tenda in un mini isolotto di pertinenza in compagnia di vari cicloviaggiatori. 

Tappa 1 Km 33 

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  Tappa 1 - 33 Km  
     
     
   
     

La mattina seguente conosco la marea in laguna… Il contesto cambia notevolmente, l’acqua si è ritirata scoprendo il fondale e per poter imbarcare e proseguire devo per forza spostarmi con il carrellino sull’altro lato del campeggio.

Seguendo i  consigli del gestore del campeggio mi oriento con le canne infisse ed osando qualche taglione, punto verso un grosso canale che in quel momento è percorso da grossi motoscafi racer scortati dalla polizia che puntano verso il mare.  Mi inoltro in un percorso di isole poco o niente battuto dai merenderos a motore, passando vicino a dei casoni bellissimi.

In seguito mi ritrovo però  a navigare lungo il trafficato canale interno che corre parallelo alle isole costiere. Ma arrivato all’Isola di Sant’Andrea decido di pagaiare lato mare. Con il fondale basso confido di tenermi lontano dai motoscafi che qui non avrebbero pescaggio… così sarà. L’isola è verde e molto poco costruita, merita una sosta pranzo ed un bagnetto ristoratore.

Riparto puntando a sud verso Lignano Sabbiadoro ed il suo skyline fatto di palazzoni e gru. Entro di nuovo in laguna, e percorro un ampio canale (nominato da loro "l’autostrada"!). Dopo un tratto devio però per la riserva naturale Foci dello Stella ed i suoi iconici casoni; la deviazione merita decisamente.

Terminata la visita navigo a vista verso la darsena di Aprilia Marittima. L’alta marea mi consente di muovermi liberamente e di tenermi lontano dal trafficassimo canale, è domenica sera, l’ora di rientro. Sbarcato abbastanza agevolmente sfruttando un pontile di legno, carico tutto sul carrellino e cammino per circa un km verso il campeggio.

Tappa 2 Km 38. 

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  Tappa 2 - 38 Km  
     
     
     
     
 
     

La mattina dopo saluto i gentili  gestori del mitico campeggio Girasole (li è nato e per diverso tempo si è svolto il festival reggae Rototom). Mi imbarco con bassa marea e per non percorrere il canale tra le bricole, passo vicino alla zona di pesca dove ci sono le trappole mobili costruite dai pescatori: labirinti mobili di reti e pali. Entro nel canale che esce dalla laguna di Marano e porta nel fiume Tagliamento.

Entro nel così detto fiume smeraldo, le acque hanno un colore particolare e sono estremamente pulite, la sua fama è tutta meritata.

Il successivo passaggio che dal Tagliamento mi avrebbe condotto al Canale dei Lovi era chiuso per lavori quindi sono uscito in mare dalla foce, in un contesto di acque smeraldine e sponde rigogliose e poco antropizzate.

Il tratto costiero di Bibione, fitto fitto di sdraio ed ombrelloni tutti ordinati e colorati ha cozzato un poco con l’esperienza lagunare, ho però potuto apprezzare il colore della sabbia che da queste parti è eccezionale. Rientrato in acque interne risalgo l’ampio e bel Canale dei Lovi per riprendere la via Veneta. Termino la tappa sulla selvaggia spiaggia della Brussa difronte al paese di Caorle.

Le zanzare non mi danno tregua, dopo una cena frugale e veloce mi ritrovo asserragliato in tenda a leggere coccolato dal suono del mare.

Tappa 3 Km 39.

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  Tappa 3 - 39 Km  
     
     
     
   
     

La mattina seguente cambio il piano di viaggio e diversamente da quanto preventivato decido di completare per intero la via Veneta e percorrere inoltre il tratto finale del fiume Sile. Per guadagnare tempo sono costretto a saltare l’interessante tratto lagunare alle spalle di Caorle. Costeggio per un breve tratto, risalgo il Livenza e riprendo il canale che mi porterà sul Piave. Giunto alla foce di questo grande e pulito fiume, mi concedo una meritata sosta ed un’abbondante frittura di pesce (il prezzo pagato mi fa capire che ormai sono prossimo a Venezia).

Da qui prendo un altro canale, raggiungo Jesolo e poco dopo il mare. Ci tenevo a pagaiare il tratto basso del Sile fino al mare avendo in passato fatto la parte a monte. Raggiunta l’affollata foce dominata dal suo faro bianco e blu, costeggio brevemente e sbarco presso il mio campeggio a Jesolo Marina. Il corto tratto di spiaggia con sabbia alta e soffice percorso con la canoa sul carrellino mi ha sfiancato più di tutta la gita…

Tappa 4 Km 40.

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  Tappa 4 - 40 Km  
     
     
 
     

Il meteo cambia velocemente ed in peggio, mentre nelle province interne i temporali faranno ingenti danni e allagamenti, qui sulla costa pioverà forte ed il vento alzerà il mare.

Il giorno seguente decido di organizzare il recupero auto e vado con i mezzi pubblici a Monfalcone. Porto la macchina a  San Giuliano di Mestre così da non spendere una fortuna per il parcheggio ed averla nei paraggi per la Vogalonga.

Rientrato a Jesolo vado un poco sconsolato alla ricerca di un possibile imbarco. Il mare è troppo formato ed il locale rimessaggio mi ha negato il permesso di accesso al Sile dalla loro struttura. Ma come si dice la fortuna aiuta gli audaci , ma anche le persone positive penso io;  subito, e contro ogni pronostico trovo il posto perfetto per me e la mia imbarcazione.

La mattina del sesto giorno sotto la pioggia battente impacchetto tutto e mi avvio con il carrellino verso il fiume, l’acqua è salita parecchio ed ora ha molta più spinta.

Preso da mille dubbi mi metto comunque in acqua, voglio entrare nella laguna di Venezia, le previsioni sono di peggioramento, si attendono due giorni di temporali ed io non voglio rimanere bloccato in tenda a Jesolo. La tappa sarà breve e la mia destinazione sull’isola agricola di Sant’Erasmo mi chiama. Il breve tratto di Sile si dimostra meno peggio del previsto ed arrivato alla chiusa di Cavallino Treporti, sotto la pioggia sferzante chiamo l’operatore a suon di fischi e gridi… lui mi risponde nello stesso modo e mi apre il passaggio verso la laguna. Questo tratto avrei voluto godermelo divagando inoltre per la zona per nulla turistica del Lio Piccolo e del Lio Maggiore ma la pioggia in intensificazione e qualche fulmine di troppo mi hanno costretto ad una rapida fuga. Raggiunto Sant’Erasmo, sbarco e mi accomodo nel mio appartamentino per il meritato riposo in attesa nei giorni a seguire dell’arrivo delle amiche e degli amici del GCR  per partecipare poi tutti insieme alla mitica Vogalona.

Tappa 5 Km 19.

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  Tappa 5 - 19 Km  
     

Di questa esperienza in località ed ambientazioni nuove ed affascinanti, oltre alla soddisfazione per la riuscita del viaggio rimane il ricordo dei posti e delle episodiche chiacchierate con i pescatori e gli abitanti della laguna ed i loro aneddoti. Viva la canoa ed il turismo lento!

Stefano Farkas

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