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"IL LAGO INCANTATO"
Lago del Salto
22 ottobre 2023
In questo splendido ottobre non pagaiare sarebbe veramente un peccato. Quindi, come da Canoario, si conferma l’uscita al lago del Salto, il più grande bacino artificiale del Lazio, formatosi nel 1940, dopo la costruzione della diga sull’omonimo fiume.
Abbiamo aderito in 11: io (Paola) con un’amica (Barbara), Alessandro e consorte Simona, Michela con un amico (Massimiliano), Lorenzo Martinelli, Michele, Marco DG, Stefano N., Daniele. L’appuntamento è alle ore 10 presso lo Chalet Altobelli, a Borgo san Pietro (RI). Il parcheggio, gratuito, è poco sopra la spiaggia. Alcuni optano per il carrello, altri si fanno aiutare per portare i kayak in spiaggia.
Ci imbarchiamo dopo un breve briefing e procediamo in senso antiorario. Il lago ha un perimetro di circa 30 km, con una forma allungata e con numerosi fiordi che si inoltrano tra sponde abbastanza ripide, coperte di vegetazione. Come previsto, non andiamo in profondità in ogni fiordo, per evitare di arrivare troppo tardi, ma ci affacciamo in quasi tutti. Arrivati a 300 metri circa dalla Diga, abbiamo attraversato perché avvicinarsi troppo non è consentito. Gli incontri con i pescatori di lucci sono più sereni del solito. Forse il clima tranquillo della profonda provincia reatina fa sì che la gente sia meno portata al conflitto. In alcuni punti le coste appaiono fangose, forse per effetto delle recenti piogge, ma i gradoni paralleli nel terreno ci indicano che il livello è molto più basso del solito. Di tanto in tanto si scorgono tra i boschi, dei piccoli borghi,
La sponda est è meno ricca di fiordi della ovest. Alcuni di questi sono attraversati da ponti stradali.
Per la sosta pranzo decidiamo di fermarci sotto il paese di Fiumata, ricostruito più a monte dopo che l’originale è stato sommerso dalle acque. Per fare ciò dobbiamo attraversare di nuovo il lago in un punto abbastanza stretto, sotto un ponte. Da qui, ci reimbarchiamo proseguendo verso ovest alla ricerca della foce del fiume che si immette nel lago. La troviamo dietro un canneto dove l’acqua invece di scorrere in corrente rimane piatta come tutto il resto. Le nuvole si abbassano e si respira un’atmosfera da favola. Le carpe ci saltano davanti agli occhi. Ritorniamo in tutta tranquillità al punto di partenza dopo aver pagaiato per 22 km e 4 ore (esclusa la pausa). Ci ripromettiamo di tornare a maggio, sperando in un livello dell’acqua più alto.