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NAVIGANDO NEL DELTA DEL PO
Escursione turistica esplorativa in kayak
dal 22 al 25 marzo 2012

 

Eravamo quattro amici ……………………. bellissima canzone, mi è venuta in mente pensando alle  sensazioni provate in queste belle giornate in buona compagnia.

Ore 12 del 22, dopo 480 km in auto insieme al mio amico Giorgio (con il quale tre anni fa ho condiviso l’esperienza Delta del Danubio) finalmente siamo al punto d’incontro prestabilito con Michele e Roberto provenienti da Monza.

Siamo i primi ad arrivare, siamo svegli dalle sei ed abbiamo fame quindi  diamo mano al pranzo al sacco (pane e salame Napoli piccante). Mentre azzanniamo il primo pezzo di pane, eccoli !!!!  Sono loro, un abbraccio caloroso nord-centro-sud ed è subito vacanza. Arrivano anche pancetta affumicata spacciata per speck valdostano e formaggio d’alpe.

Subito dopo, raggiunto il nostro “BB” (ottima sistemazione in camere doppie con letti singoli, colazione all’italiana abbondante a 22 € al giorno) depositiamo il grosso dei nostri  bagagli quattro-stagioni (le previsioni sono a dir poco variabili) da 0 a 20 gradi; tempo: da sereno a pioggia; mare: da calmo ad agitato, tutto come al solito di questo periodo. Per non ritornare sull’argomento, vi dico da subito che sono state quattro bellissime giornate, senza nebbia e senza il ronzio di una ZZZZzzzzzanzara, i tanti volatili avvistati avevano tutti le penne.

Dopo circa un'oretta, per non sprecare la giornata, siamo andati ad “infiumarci” a Pila, ruspante villaggio di pescatori su palafitte. Gli indigeni, dopo qualche sguardo di commiserazione  XYHZT nel vederci salire a bordo dei nostri natanti con i piedi  ben infangati,  hanno ripreso le loro tranquilli attività, noi invece, dopo aver attraversato il grande fiume, ci siamo inoltrati in una zona acquitrinosa a ridosso delle dune che separano acque salmastre dal mare (questi pezzi di territorio, delimitati da canali ed argini, vengono chiamate isole, unica differenza col nostro concetto di isola e che è come in un “negativo”, le isole, invece di essere formate da terra, sono fatte di acqua quindi navigabili.

In questa zona, ho scoperto che Roberto è un esperto ornitologo con tanto di binocolo Nikon al seguito, ed ecco che una papera si è trasformata in Volpoca, un pennuto dalle lunghe zampe in Garzetta ecc. ecc.

Anzi, per amore di sintesi, vi elenco parte degli uccelli avvistati nel Delta (quelli che ricordo): Trampoliere d’Italia; Combattenti (vengono dall’Artico, si muovono a terra ed in volo sempre in formazione, piccoli ma dall’aspetto cattivo); Svassi; Aironi bianchi, rossi e cenerini; Cormorani; Germani; Beccacce di mare (bianche e juventine, sempre con il beccaccio rosso); Sterne ; Gabbiani di tutti i tipi ed altre specie che non ricordo, ho scoperto inoltre che molte anatre fanno pesca sub come i Cormorani, mentre altre sono strettamente vegetariane.

Nel girovagare di “isola in isola” tra fiume e mare, abbiamo incrociato gli allevatori di vongole con i loro “lotti” di mare, pensate che ci sono zone di “messa all’ingrasso” e tanto di organizzazione di vigilanza per evitare raccoglitori di frodo. Ci siamo inoltrati in villaggi abbandonati perché allagati dall’avanzare delle acque lagunari; nella sempre visibile ciminiera della dormiente Centrale a Carbone; nel faro di Goro che illumina la notte e di giorno dà da mangiare ai pochi turisti che giungono su barconi fluviali da Porto Garibaldi; in pescatori che vagano con le loro “Valanzole” in cerca di cefali e carpe regina; in cercatori di succulenti pesci siluro da record provenienti dal nord-est europeo, targati  CZ-RO-SLO-BUL  e per finire in nessun altro kayak o canoa.

Una cosa importante da valutare in questo tipo di viaggio è il calcolo delle maree, circa 40 cm di differenza ogni 6 ore, spesso si riusciva ad entrare in una “isola” e poi al ritorno ci si trovava letteralmente con il “culo” dei kayak nel fango. In molti casi per procedere, messe a riposo le pagaie, si viaggiava a passo “alza-spinta” con le dita delle mani. Quando neanche cosi si riusciva a procedere, allora non restava che il “cagnolino al guinzaglio”. Durante un trascinamento a mano, procedendo ad un paio di metri da Michele, sono anche riuscito a sprofondare fino ad altezza vita, in una specie di “melma mobile” color pece, decisamente fetida detta “Buca” sembrava un letto di tranquille alghe, per tirarmene fuori mi sono dovuto aggrappare alla prua del mio fido Kayak “invogando gli Dei”. Il tutto tra lo stupore e le risate degli amici che procedevano a pochi metri da me senza alcun problema. Per un po’ di ore ho cercato di allontanarmi da me stesso, ovviamente senza successo, a causa della puzza nauseabonda che sprigionavo. Ritornando alle maree, va detto che quando si risalgo i fiumi, anche tipo Po, con la corrente contraria, ci si fa il “mazzo” e, nonostante i calcoli, restando in giro per molte ore è difficile scansarsi le maree sfavorevoli, comunque non abbiamo dovuto affrontare niente di sconvolgente.

Tra le zone più belle devo segnalare le splendide e selvagge dune di sabbia, nel visitarle si incontrano  orme di tutti i tipi tranne quelle della nostra specie, peccato che il mare, insieme a tronchi d’albero argentei dalle contorte forme, semi sconosciuti provenienti da altri luoghi, collezioni di gusci di conchiglie e anche eterne e variopinte “plasticacce”.

La sera cercando la meritata “cena” siamo riusciti ad esplorare qualche rara “Trattoria-Ristorante” che al costo medio di 20 € ci ha nutrito con spaghetti alle vongole autoctone (a Napoli le chiamiamo “Cumacchielle” da Comacchio) e fritture di pesce straniero, il vino “della casa” è ben stabilizzato con dei -buoni bisolfiti-  quindi mi raccomando, se vi dovesse capitare …. andateci piano.

Al ritorno ho riportato a casa: l’abbraccio degli amici monzesi; un po’ di buon fango; splendide immagini di lunghi arenili; variopinti ed infiniti gusci di frutti di mare; voli d’uccello solitari ed in formazione; albe color acquarello e tramonti dorati; medusette cristalline che come tante lenti d’ingrandimento ci evidenziano i granelli di sabbia; tanta tranquillità ed un po’ di sana stanchezza insomma non mi posso lamentare sono rientrato un “Po” più ricco.

Ringrazio: il Sole, la Luna, il Cielo ed il Mare. Un ringraziamento particolare va al Po e nello specifico al “Po di Gnocca” che ci ha lasciato entrare ed uscire con tanta dolcezza.

Antonio Angelo

 

     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     

 

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