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LE LIEN DE TOUS
CEUX PAGAIENT EN EAU SALEE
Buguelès - Bretagna - agosto 2006
Il cielo si è chiuso. E’ sceso fino a toccare il mare. Un violaceo pesto riduce la visibilità e l’orizzonte improvvisamente si avvicina. L’aria è densa di un'irrequieta energia.
La corrente è quella della bassa marea. Il rientro dall’arcipelago delle Brèhat non è impegnativo. Stiamo sbarcando sullo spiaggione grigio alabastro quando David dice: “stay on the water”. La sua voce è interrotta dal rombare di un tuono e uno scroscio di acqua si rovescia sulla distesa salata. Il sonoro picchiettio la rende piatta e calma e una fitta coltre di schizzi ricopre il mare di un manto bianco dell’altezza di dieci centimetri.
Tutto ciò che l’intemperia avvolge in essa si dissolve e trova energia vitale.
Come per magia invece di sentirci minacciati siamo incantati. Ho la sensazione che la canoa sia le mie gambe e la pagaia le mie braccia.
Alzo gli occhi. Vedo un faro. Svetta imponente tra un ammasso di rocce rosse. Penso a quanti ne ho visti in questi giorni! Cullano le notti ai ritmi delle loro segnalazioni, giocano a nascondino tra i flutti del mare durante le alte maree e dominano paciosi le grandi distese rocciose lasciate dalle basse. Essi sono il simbolo della volontà forte di questa gente di essere presente nel rigoroso ciclo di vita del mare.
Una ventina di minuti o forse meno e tutto si dissolve. Il cielo torna al suo posto, il mare riprende il suo gigante moto ondoso, le nuvole si dissociano lasciando ampi spazi al sole.
La Bretagna e’ anche questo. Un cielo azzurro immenso e vicino. Un sole che riappare in men che non si dica, che scalda tutto e tutto asciuga con la complicità del vento, che regala ore di calore e colori intensi. Restituisce al mare l’azzurro scuro delle sue profondità; alle scogliere di granito e di alabastro il grigio, il rosa e il bianco; alle chilometriche spiagge il bianco avorio ora nascosto ora rivelato dalle maree; alla terra il verde intenso dei prati e i sgargianti colori dei mille fiori che adornano ogni spazio disponibile.
La Bretagna sono anche i Bretoni: che non mostrano mai un disappunto sulla elevata variabilità del tempo; che la amano e la vivono senza pretenderne di esserne i padroni; che la girano in balia dei moti ondosi dell’oceano! rigorosamente attaccati alle quelle norme di sicurezza che garantiscono la loro presenza in mare.
Ecco perché:
LE LIEN DE
TOUS CEUX PAGAIENT EN EAU SALEE.
(Il legame
che unisce tutti coloro che pagaiano sull’acqua salata)
Residenti di una terra ora aspra e ora dolce. Così, come la disegnano le frastagliate coste che ora si spingono nel mare aperto fino a romperne i flutti ora si raccolgono in giganteschi golfi e baie.
Sulle punte più estreme, dominate dai fari, le rocce, forgiate dai flutti, e le piante, dalla salsedine e dal vento, lasciano spazio alle lande deserte di arbusti e fiori profumati. Nei golfi e negli enormi estuari dei fiumi, che sembrano avere le sembianze di laghi, l’acqua salata si insinua come un serpente e si ritrae in silenzio lasciando un illusorio dominio alle piccole case di granito, testimoni dei periodici cicli che trasformano isole in promontori, scogliere in spiagge, vie natanti in vie automobilistiche. Inesorabilmente, tutti i giorni, quattro volte al di’.
Il ciclo della marea, in Bretagna, dura dodici ore e 25 minuti. Il che vuol dire che per sei ore (dodici minuti e 30 secondi) il livello del mare sale per poi scendere in altrettante ore.
Raggiunge ogni giorno livelli massimi diversi in orari diversi (con uno slittamento giornaliero di circa 50 minuti). Può raggiungere anche dislivelli di 15 metri.
Artefici di questo fenomeno sono le fasi lunari, l’inclinazione del sole e della luna sul piano equatoriale (equinozi, solstizi).
In particolare i dislivelli sono massimi in prossimità della luna piena, e degli equinozi e minori in prossimità dei solstizi. Un ulteriore punto massimo viene raggiunto ogni quattro anni e mezzo circa.
Anche la configurazione delle coste esercita la sua influenza sugli effetti delle maree. Minore è la pendenza della costa e maggiore è la velocità. Nei pressi di St. Michel il mare ricopre, in alcune occasioni dell’anno, circa 10-15 chilometri di spiaggia con una velocità di 3-4 km./h (e più)!!
Perciò non fatevi prendere dalla pigrizia mentale quando siete in vacanza in Bretagna perché, se alle nove di mattina siete su un promontorio, alle tre del pomeriggio potreste trovarvi su un isola senza che vi siate spostati di un centimetro. Potreste attraversate una baia utilizzando una strada e non poter tornare per quella stessa via! Va da sé che sbarcare durante il picco di bassa marea potrebbe lasciarvi a chilometri di distanza dal vostro punto di imbarco.
Essenziale dunque è conoscere gli orari delle maree e, per un canoista, anche la direzione e l’intensità della corrente che da esse viene generata. L’intensità è espressa da un coefficiente (la cui tabella annuale è facilmente rinvenibile). Esso va da un minimo (20%) al un massimo (120%), ma si parla già di grande marea con un coefficiente del 95%. Perciò prima di ogni uscita in mare o sulla battigia non dimenticate di consultare l’annuario delle maree.
Informazioni quotidiane sulle maree si trovano anche sui quotidiani e presso alcuni negozi.
Esiste una regola semplificata che riassume i comportamenti delle maree in Bretagna. Essa scandisce le giornate della terra dell’ARMOR (terra del mare). Conoscerla è una necessità per la sopravvivenza. Per questo chi la conosce è considerato dai Bretoni stessi uno di loro.
Assodato che tra la bassa e l’alta marea il livello del mare monta di 12 metri nel giro di sei ore circa si tenga presente che:
nella prima ora il mare sale di un metro
nella seconda di due metri
nella terza di tre metri (5 cm al minuto, ovvero un centimetro ogni 12 secondi)
nella quarta sale ancora di tre metri
nella quinta attenua la sua velocità salendo solo di due metri
nella sesta sale solo di un metro.
1m. 2m. 3m. 3m. 2m. 1m. variazione di dislivello dell’acqua 1 2 3 4 5 6 ore
Le ore in cui l’intensità della corrente è maggiore sono quelle del periodo compreso nelle due ore e mezza prima dell’alta marea.
Così navigare su una corrente generata da un mare che scende è più facile che su una corrente generata da un mare che sale. E durante la fase dell’alta marea è più facile navigare nelle ore che precedono le due ore e mezza dal picco.
Nelle ore di forti correnti, soprattutto nei giorni in cui la corrente presenta un alto coefficiente, è conveniente navigare a favore.
Da qui la necessità di conoscere anche la direzione della corrente. Seconda regola del Canale della Manica: la corrente spinge da ovest verso est quando sale la marea e da est verso ovest quando la marea scende. Scegliendo gli orari giusti è possibile navigare sempre a favore di corrente.
Per capire le dimensioni del fenomeno delle maree in questa zona basta pensare alla stazione mareo-motrice di Dinard che, sfruttando i movimenti delle maree, è capace di generare energia elettrica per una intera regione della Bretagna.
Tutta questa energia non si può contrastare, bisogna capirla e assecondarla. Così pagaiare lungo le coste bretoni è cosa che può fare chiunque basta scegliere il momento giusto! Un consiglio però! La prima volta fatelo con un bretone! A buon intenditor poche parole!!!
Oltre alle regole imposte dalle maree per navigare in Bretagna occorre conoscere le norme legislative che regolano la navigazione di natanti come le canoe. Esse sono l’effetto di un pallino che i bretoni hanno sulla navigazione in mare: la sicurezza.
In Francia esiste una regolamentazione esemplare per quanto riguarda la sicurezza della navigazione con kayak da mare.
Il kayak può navigare ovunque anche senza barca di appoggio. Per poter navigare oltre 300 metri dalla costa deve superare la prova di inaffondabilità a gavoni aperti e pieni di acqua con 15 kg. di peso posti nel pozzetto. I tappi dei gavoni devono essere legati alla barca.
Oltre le cinque miglia di navigazione occorre avere a bordo:
due differenti tipi di razzi, una luce normale subacquea, una luce flash per segnalare la propria posizione a 360°, uno specchio per segnalare la propria posizione, una sassola, una spugna, una bussola, una pagaia di scorta, un cordino per legare la pagaia fissato davanti al pozzetto, una corda da traino sistemata come dovuto, una corda da ancoraggio, un paddle float, un impermeabile calorifero.
Chi è interessato ad una conoscenza approfondita dell’argomento può collegarsi via internet al sito di www.ckmer.com. Ci sono i link che riguardano la sicurezza della navigazione con kayak da mare. In francese naturalmente!
In soli sette giorni trascorsi in kayak presso le coste bretoni ho capito quanto questa gente sia grande dal punto di vista delle conoscenze sulla sicurezza per la navigazione in mare.
Il raduno, organizzato dalla CK/mer, si è svolto nella località di Buguelès nelle vicinanze di Trèguier, sulla penisola di Ploumanac’h, al nord della Bretagna.
Il numero di iscritti è arrivato a 130 canoisti e, a giudicare dal traffico di canoe che c’è stato durante la settimana, ritengo che siano stati tutti presenti. Organizzato in forma non ufficiale (per semplificare le trafile burocratiche previste del caso) ha avuto invece tutta l’aria di esserlo. Sul terreno messo a disposizione dal comune di Buguèles, infatti, si sono incontrati personaggi del kayak da mare Francesi, Inglesi, Spagnoli, Tedeschi e Italiani. Essi hanno avuto modo di confrontarsi sulla propria filosofia di fare kayak, sui materiali, sulle tecniche e sulle novità.
Il campus, allestito su un grande spazio messo a disposizione del comune di Buguèles, ha accolto un numero ingente di tende di ogni tipo, una sfilza di kayak (da esposizione), un tendone gigante dotato di bacheca straripante di informazioni, di depliant, di riviste (per soddisfare le curiosità di tutti) e l’immancabile annuario delle maree.
Sotto il tendone sono
nate tutte le iniziative della settimana.
Lì si divulgavano le informazioni sulle condizioni del meteo e del mare, si
consumavano fantasiose cene, si seguivano lezioni, si tenevano assemblee di
introduzione e di ringraziamento.
Lì si è suonato, ballato, bevuto e ci si è riparati dalla pioggia.
E’ trapelata una gran voglia di incontrarsi e di parlarsi nonostante la
diversità delle lingue. La bacheca, voce di tutte le iniziative, si arricchiva
ogni giorno di notizie, iscrizioni, annunci, in tutte le lingue.
La giornata non aveva mai fine. Presentava un turn over di partenze e rientri di
canoe e canoisti, di esibizioni relative ad invenzioni e tecniche. Un vero e
proprio festival della canoa. Il tutto naturalmente scandito dai ritmi del mare.
Così, spesso si raggiungeva il luogo di imbarco in fretta e furia per correre
dietro agli orari e le correnti, ma una volta in acqua, il ritmo diventava
spagnolo. Ogni momento era vissuto e assaporato, anche i recuperi di chi finiva
a bagno che divenivano spunto per lezioni di sicurezza. Regnava una grande
serenità anche sotto gli acquazzoni improvvisi e dirompenti!
Si divideva il pranzo con tutti i compagni di pagaiata. Si visitavano i luoghi con religiosa dedica. Si rientrava cullati al ritmo delle correnti. La sera, a cena, ci si confrontava sulla giornata e nascevano nuovi gruppi per uscite successive.
IL NOSTRO DIARIO
Arriviamo al campus il 12 di agosto nel pomeriggio. Fatte le presentazioni e ricevute le prime disposizioni piazziamo il camper e facciamo un giro. In particolare siamo incuriositi dai Kayak groenlandesi che vedo per la prima volta in vita mia! Così leggeri e fragili sono bellissimi. Un'anima di legno e una coperta in cotone resa impermeabile dalla cera, delle corde essenziali tirate da ossi di animale. “Uno spettacolo inaspettato quando sono in acqua” racconta Duilio che compie la sua prima uscita la sera stessa.
Verso le otto e mezza infatti (mentre siamo davanti ad un piatto di pasta) si affaccia Jean Marc: “tra un’ora c’è alta marea usciamo”. Duilio finisce la sua cena e senza pensarci va al campus a cercarlo. Uno scambio di sorrisi e sono già dentro i kayak. Coefficiente 90%!!
Niente di meglio che affrontare subito la questione!!
Un’ora e mezza di surfata danzante tra le rocce e le isole che riempiono la baia di Bugluèles. Sotto lo sguardo di un sole che tramonta ed ogni cosa dipinge di rosso e una luna quasi piena che sorge e trascina con sé il mare. Alla mercé dei segnali di luce che Didier lancia dalla spiaggia che non c’è più rientrano alla base i più temerari. Nel frattempo, infatti, la marea è arrivata a coprire la strada dove stiamo attendendo lo sbarco.
Duilio sbarca entusiasta, non ha mollato neanche per un attimo Jean Marc: “La corrente è forte, è pieno di scogli ma io l’ho seguito pagaiata per pagaiata. Bello. Sono grandi”.
Il 13, con la luce del giorno, anche io mi presento all’Oceano. Partecipo al gruppo che visita dell’arcipelago della baia di Buguèles: Ile de Gildos, 11 km.
Le storie che ho letto fino ad ora aleggiano nella mia mente come leggende. Da ieri sera non faccio altro che guardarlo questo mare. Arriva fino a un metro dal mio camper e sparisce nel nulla verso l’orizzonte lasciandomi una sensazione di irrequietezza! Per niente rassicurante!!
Quando ci sei dentro invece sei pervaso da un senso di appartenenza e riesci ad attribuire una dimensione diversa ad ogni cosa. Anche al suo gigantesco moto ondoso. Le onde arrivano velocemente e si gonfiano smisuratamente nello scorrimento. Nulla sembra contenerle eppure passano senza che nulla si modifichi e si allontanano nascondendo e riscoprendo tutto ciò che galleggia sulla loro superficie. E’ l’ampio respiro di questo mare. Ti sgomenta quando lo guardi e ti attrae quando ne fai parte.
La corrente è al 77% del suo coefficiente. Man mano che ci allontaniamo dalla costa, oltre al moto ondoso del regolare respiro, c’è quello frastagliato e nervoso che rende l’acqua in superficie caotica. Il mio Sardinia (senza deriva e timone e senza l’esperienza del grande canoista) balla e orza come una barca a vela! Spesso correggo la rotta frenando la barca. Ciò mi procura più di un cazziatone da parte dei bretoni!
Duilio è entusiasta sparisce e riappare in mezzo alle onde lanciando grida da Yenkee in seufata! “He likes to joke” ride Eau d’Ile (acqua di isola).
Smetto di pensare e mi rilasso anche io. Al battito del mio cuore si sostituisce quello del mare. Sensazioni nuove. Bellissime.
La giornata è solare. Le isole sono spettacolari. Cambiano aspetto man mano che il livello dell’acqua si aggiorna. Le nuvole scorrono oscurando e liberando il sole che riempie di riflessi il granito rosa e grigio e le spiagge avorio. Rido e scherzo con i nuovi compagni che sono dei grandi chiacchieroni. E’ la prima volta che pagaio parlando inglese! Non so nemmeno come mi riesce!! Distratta navigo tra passaggi ricavati nelle rocce e negli scogli sfruttando i tempi e il livello dell’acqua che sale e scende in mezzo ad essi. Il fragore riempie le mie orecchie di una rilassante musica marina.
Oso passare così vicino alle rocce in questo mare a me sconosciuto quando in Italia ho sempre avuto timore di farlo!!! Deve essere una sorta di incantesimo!
La sera cena di accoglimento con presentazioni e musica. Impressionante mangiata di ostriche bretoni. Personalmente riesco a stento a mangiare la seconda dopo aver saputo che sono vive! In compenso, scatta la gara, e c’è chi ne fa man bassa. Sui tavoli non si contano i gusci, ma se ne distinguono cataste!
Il 14 agosto, picco di alta marea ore 11,26, picco della bassa ore 5,40. Coefficiente 61%. Stento ancora a partecipare ad una gita impegnativa anche perché Duilio non fa che mettermi in guardia! Così, mentre un gruppo numeroso va per le quotate Sept Iles, io decido di partecipare all’uscita per l’Iles d’Er oltre la Pointe du Chàteau, ad est di Buguèles, 24 km. Partiamo alle 9,35. Rientro previsto per le 15,30. Anche se il sole tramonta alle 9,32 la marea non permette di sfruttare tutte le ore di luce a disposizione.
Sole anche oggi.
Spendiamo un po’ di tempo per recuperare Ranier che si è rovesciato tra gli
scogli. E’ stanco e ha freddo e non riesce a risalire in canoa.
Per fortuna l’episodio ha un risvolto divertente e il resto della giornata
trascorre in allegria. Ogni volta che Ranier vede un ostacolo urla “Rocca”
(roccia). Duilio lo mette in guardia prendendolo in giro: “Donde esta andando
Ranier!” e Eau D’ile lo mette in guardia: “Ranier, don’t sleep when you are
between the rocks”. La costa è molto frastagliata e il richiamo dei fantasiosi
passaggi tra le numerose rocce e isole che ci circondano è attraente. Pranziamo
a Ile d’Er. Piccolo gioiellino di isola che si distingue dall’intenso azzurro
del mare e del cielo grazie al rosso delle sue frastagliate rocce e al bianco
candido delle sue spiaggette. Consumiamo il pranzo sotto un caldo sole. Ognuno
offre quello che ha agli altri. Al rientro allunghiamo il percorso perché alcuni
passaggi che abbiamo attraversato con l’alta marea ora sono asciutti!
La sera stessa, non a caso, vengono proiettati sul video di un computer tutti i modi per risalire in canoa dall’acqua.
Il 15 agosto con sorpresa di tutti il vento è troppo forte. Si calcolano oltre 25 nodi che sommati alla corrente suggeriscono categoricamente di non uscire. Io e Duilio andiamo a Brest per vedere un bellissimo acquario.
Il 16 agosto sono spazientita. Decido che il tempo dello svezzamento è arrivato! Mi sento in grado di partecipare all’uscita per Les Sept Iles. Il gruppo che è andato il giorno prima si è divertito a giocare con le foche e proprio non voglio perdermi questa ludicità. Il percorso prevede 18 km. Il picco massimo di alta marea è alle 13,50 quello della bassa alle 19,45. La corrente ha un coefficiente del 54%. Scopro che sto imparando a gestire una mia autonomia decisionale in kayak. Ci imbarchiamo alle 12,30 dalla penisola di Ploumanac’h, nei pressi di Perros-Guirec, ad ovest di Buguèles. Uno dei posti più belli della zona. Trasportiamo i kayak uno ad uno dal parcheggio al mare traballando su un percorso fatto di rocce rosse gigantesche che assumono le forme più curiose. Il trasporto dei kayak ci prende parecchio tempo ma la magnificenza del posto rende tutto piacevole. Eau D’Ile mi assegna come sicura Duilio, ma, una volta in acqua realizza che lui non resiste al gioco così mi comunica che saranno lei e David a fare sicurezza su di me. Confortante! Visto che assaggio per la prima volta la forza della corrente in questo mare aperto. Parto rigida per contrastare la corrente che ho di traverso, poi realizzo che il concetto di corrente che ho nella testa è più limitativo della corrente reale! Dietro l’esperienza dei giorni precedenti, lascio entrare dentro di me il ritmo ed il fragore del mare e mi accorgo che tutto viene più naturale. Eau D’Ile se ne accorge e mi sorride. Non dimenticherò mai il suo sorriso. Eloquente e incoraggiante.
Raggiungiamo la prima isola dove ci sorprende un forte acquazzone. Sbarchiamo su una lingua di terra compresa tra due spiaggette. Il tempo di sbarcare e arrivare, in 10 minuti, al faro in cima alla piccola isola e di nuovo splende il sole. Consumiamo in allegria il pranzo tra i coniglietti residenti e ripartiamo per le isole successive. In particolare l’ultima che assume un colore bianco per la numerosissima presenza di uccelli bianchi. Il giorno prima, a vederla da lontano, sembrava che fosse ricoperta di neve. Vicini alla sua costa siamo pervasi dal suono assordante dei versi di questi uccelli. Un bellissimo veliero, che sembra costruito in casa (con una tenda rossa per vela), scivola silenziosamente tra le piccole isole e gli scogli che ci circondano. Che sensazioni!
Purtroppo niente foche, ma davvero non ci possiamo lamentare per la giornata. Ci aggiriamo ancora un po’ tra Les Sept Iles ora minacciati da scurissime perturbazioni che rovesciano in mare fulmini e fasci di acqua impressionanti. Sembra che ci evitino, sostengono i bretoni. E infatti è così!! Alle cinque del pomeriggio circa ripetiamo la traversata per il rientro.
Rientriamo al campus che Veronique e Jean Marc si apprestano a prendere il mare. Dormiranno fuori per la notte e rientreranno con la marea del giorno dopo.
Per il 17 agosto la marea offre la possibilità di uscire la mattina troppo presto rispetto al tempo di assorbimento richiesto dalle sbronze serali. Sembra generale e fisiologica la necessità del riposo. Tuttavia alle undici di sera qualcuno si affaccia alla porta del nostro camper per dirci che ci sarà un uscita facile per l’isola vicina. Imbarco vicino al campus. Alle sette pronti per entrare in acqua. Presi in contropiede e impigriti dal torpore mattiniero a malincuore ce la lasciamo sfuggire. Poco male. Una giornata di relax. In fondo siamo in vacanza!
Il 18 agosto non mi gingillo più sulla scelta della meta anche perché la corrente è scesa ulteriormente. Oggi dove vanno vado!
Arcipelago delle Brèhat, 25 km. Coefficiente 48%. Picco di alta marea ore 14,42, picco della bassa 21,21. Ci imbarchiamo nei pressi di Paimpol nella penisola di Ploubazlanec, ad est di Buguèles. Uno spiaggione di grigio alabastro.
Come da norma non siamo più di 8/10 persone. Si parte col sole che regala alla costa tutto il suo rinomato fascino. La traversata non presenta difficoltà. Le isole sono incantevoli. Contrastano i colori rosso della roccia, verde dei prati, azzurro sfumato del mare. In alcune zone il mare è ricoperto da erba e sembra di vedere verdi prati irlandesi. Tra il volo divertente dei tipici uccelli del posto, che assomigliano a dei pinguini in miniatura, e un fantastico faro di pietra rossa che ci osserva dall’alto, cerchiamo una spiaggia (la prima è stata occupata da circa una ventina di canoisti che non fanno parte del nostro gruppo) dove pranzare prima di visitare a piedi una delle isole. Qualche goccia di pioggia ci bagna durante il pranzo ma poi il sole torna a splendere mentre visitiamo il piccolo paesino nel cuore dell’isola. Ci siamo aggirati, per circa un'ora, nel borghetto tra lo stupore dei turisti, vestiti come eravamo in barca, con tanto di salvagente!
Incantati riprendiamo la via del rientro per Paimpol. Mentre siamo sul punto di sbarcare ci coglie l’impressionante temporale con cui ho aperto questa esposizione. Anomalo dirlo, ma ce lo godiamo tutto in acqua. Compagni di un evento che ho notato essere vissuto con una punta di orgoglio dai bretoni.
Lo ricordo come una delle cose più belle che ho visto in Bretagna.
Il 19 agosto molti cominciano a lasciare il campus. Altri si danno un gran da fare nel provare canoe. Nessuno sembra essere geloso dei propri materiali. Anche i nostri Sardinia vengono provati. Sono stati trovati divertenti e ballerini rispetto alle loro barche. In questo giorno mi pento di non aver provato (stupidamente) un kayak groenlandese. Sarà la prima richiesta che farò quando rivedrò quei posti.
In compenso ho avuto un pomeriggio ricco di studio. Eau D’Ile infatti mi ha insegnato a costruire la corda da traino e tutto quello che è necessario/obbligatorio per navigare nelle acque francesi.
L’argomento mi ha talmente preso che per poco non arrivo in ritardo al gran cena finale dove ognuno porta qualcosa di tipico del proprio paese. Gli spaghetti sono andati a ruba. Ma, in realtà tutto è andato a ruba perché alla fine della serata non è avanzato nulla dell’enorme tavolo imbandito. Neanche la macedonia che è stata preparata nella tinozza gigante dove Dominique la sera sciacquava gli indumenti usati in canoa!!
Il 20 agosto giornata di partenza dedicata interamente ai saluti e ai bagagli, nonché scambi dei recapiti.
Un po’ di tristezza e di malinconia. I giorni successivi sono ricchi di ricordi per un raduno che ha espresso, con una semplicità disarmante, un alto livello di tecnica e di umanità.
Il mio augurio è di
rincontrare in mare tutta quella gente.
Il mio consiglio di
andare a vedere quei posti e a conoscere quel mare.
Ciao
Francy