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"ARGENTARIO - GIANNUTRI"
31 ottobre 2005
L'uscita in "sordina"
Una di quelle settimane in ufficio con la
speranza di evadere. Volo nell’altra stanza a rubare due minuti di lettura sul
preferito www.gruppocanoeroma.it.
Questa settimana c’è il ponte. Vorrei fare mille cose ma soprattutto mi chiama
il mare. Rispondo alla mail di Marzio che, sulle onde della 3x1 dell’OC6 nel
week-end scorso, punzecchia “maliziosamente” i kayakisti rimasti a casa. Anche
io ce l’ho qui questo noioso riposo! Indomito Danilo lancia la sua proposta:
Feniglia-Giannutri, giro dell’isola e Giannutri-Feniglia. Bello! Ne parlo con
Duilio, non viene. Ma io li sento ormai nelle braccia 'sti 50 km in kayak.
Chiamo Marzio: mi dice che forse va anche il Capitano. Chiamo il capitano, non
sa se ha il lunedì libero ma lo sento ottimista. La febbre cresce. Voglio
proprio andare. Passano poche ore: il Capitano conferma la sua disponibilità e
mi invita inaspettatamente sul doppio: “E’ senza timone, ma con le previsioni
favorevoli, non dovrebbe crearci problemi”. Un’esperienza sul doppio insieme a
chi mi ha insegnato ad andare per mare! Potevo chiedere a questo end-bridge
(visto che prende domenica e il ponte di lunedì) una cosa più bella? Si partee!
Ci riuniamo a Feniglia domenica sera con
Marzio e Stefano che sono già lì. Affittiamo un bungalow in campeggio.
Trascorriamo una piacevole serata come compagni di forchetta e poi a letto senza
indugiare perché la sveglia è alle sei di mattina. Domani ci raggiungeranno
anche Danilo e Antonio. Finalmente 'sto benedetto gruppo dei kayakisti si
comincia a definire e… la maledetta settimana grigia d’ufficio è indefinitamente
lontana.
Alle sei sono in piedi ma dormo ancora! Vago per il campeggio alla ricerca di
una bombola del gas propedeutica per un indispensabile caffè. In men che non si
dica arriva Danilo: pimpante come un grillo! Che te lo dico a fa! Mentre ancora
cerco un sistema per scaldare la caffettiera mi fa il resoconto delle variabili!
E’ coperto e il mare è un po’ agitato. “Davvero” dico e penso che tanto 'sti 50
km me li faccio pure così. E poi c’è di buono che Antonio ci ha portato il
caffè. Grande! Esorcizzo gli ultimi sbadigli trasportando le canoe sul
bagnasciuga.
Alle otto e 15’ imbarco dalla spiaggia di Feniglia. Vento da sud-est, mare
mosso, cielo coperto. Come dal reportage di Danilo. Un pescatore a traina ci
guarda attonito dalla sua barchetta. Lo salutiamo. A freddo compio le prime
pagaiate. Assaggio il mare. Cerco di comprendere il doppio. Gianni invece cerca
la rotta inclinando la barca e io fatico a trovare l’intesa... Sento mancare
l’appoggio dell’acqua e la pala non tira quanto vorrei. La prua così vicina e...
il resto della barca…, dietro di me, come se fosse mozzata. Sensazioni diverse
da quando navigo in kayak singolo! Cerco di sentire e di assecondare. Gli chiedo
di farmi notare se faccio qualcosa di sbagliato poi… mi lascio rapire dal mare.
Pagaio al ritmo che la frequenza delle onde mi chiede con un solo imperativo:
far scorrere la barca. Lascio che l’energia del mare entri dentro di me.
Costeggiamo il promontorio dell’Argentario passando il porto di Cala Galera e le
casette di Porto Ercole. Superiamo il passaggio tra la costa e l’Isolotto e alle
8 e 50 siamo a punta Avoltore. Ci raccordiamo con Stefano (il più vicino a noi)
e iniziamo la traversata. La spinta dell’acqua si fa più pulita perché non c’è
più la risacca della costa e mentre ci allontaniamo si definiscono sempre di più
le onde del mare che si fa impegnativo. Arrivano di traverso da sinistra.
Giannutri è visibile e puntiamo la costa a nord (P.ta Secca). Tutto ora avviene
d’istinto. Mi muovo senza pensiero. La mente si plasma con la materia e l’aere.
Gli schiaffeggi dell’onde sul viso mi proiettano nella realtà mentre le
sensazioni mi immergono in un atmosfera surreale.
Alle 10:31’ il doppio è a Cala Maestra. Subito dietro (10:33) Stefano, poi
Danilo (10:48) e Marzio e Antonio (11:02). Ci fa compagnia un gruppo nutrito di
subacquei. Siamo a Nord dell’isola al riparo dal mare. L’acqua è limpida e piena
di pesce.
Poco più di mezz’ora e siamo di nuovo in barca per il periplo dell’isola. Man
mano che ci esponiamo a sud si gonfia il mare. Così, se all’inizio le cale di
Ischiarola e Bizantina ci regalano una passeggiata turistica, ai Grottoni, dove
la roccia si fa sovrastante, il mare è già bello incazzato! Il passaggio delle
acque a P.ta del Capel Rosso (io l’avrei chiamata p.ta del capello dritto!)
assorbe tutta la nostra attenzione. Il capitano mi insegna che è utile ricorrere
a qualche appoggio sulle onde che ci investono da destra. Siamo sballottati
anche dalla risacca dei flussi che rompono sulla roccia. La danza si calma
quando ci ripariamo sul versante ovest (il tempo di fare una foto) nella
località Spalmatoio dove c’è un piccolo porticciolo. Ci accompagnano, nella
conclusione del giro, frastagliatissime rocce sulle quali è praticamente
impossibile sostare. Il mare torna calmo appena girata P.ta S. Francesco e il
pensiero corre alla traversata del rientro che forse non sarà facile. Aggirata
P.ta Secca il periplo è alle spalle. Ritroviamo Marzio, nella cala Maestra, che
ci aspetta insieme ad un timido sole. Tra uno sfottò e l’altro ricostituiamo le
energie consumando il pranzo a sacco.
Alle 14:10 mare piuttosto mosso a levante. Più tranquillo a Ponente, ma il promontorio dell’Argentario non si vede. Inesorabile l’imbarco. Il mare di traverso a destra. La barca deve scorrere altrimenti diventa una tortura. Ritmo. Dopo poco compare la sagoma sbiadita dell’Argentario. Buono. Per un lungo tratto la traversata non comporta difficoltà particolari. Certo è che la barca va corretta in continuazione. La pagaiata comunque è fluida fino ad un paio di chilometri dal promontorio. Da qui lo sforzo si moltiplica e la distanza non si riduce in proporzione. P.ta Avoltore sembra essere irraggiungibile. La ripetizione esagerata dei movimenti richiesti per tenere la rotta ci ha svuotato di energie fisiche e mentali. Comincio ad accusare dolori ai tricipiti. Ci fermiamo un istante per allungarli. Ripartiamo... Non mi voglio abbandonare né alla stanchezza né tanto meno allo scoramento, che sarebbe pure peggio. Decidiamo, con Gianni, di pagaiare a favore della corrente per raggiungere la costa e risalire poi l’ultimo frangente di questa fino a P.ta Avoltore. Mossa azzeccata. Siamo alla costa in breve e da qui è più facile risalire la corrente. Si sommano nell’acqua gli effetti della risacca ma in breve siamo alla P.ta. Il mare si comincia a calmare. Siamo a riparo. Ci concediamo uno scambio di pensieri sul tratto lasciato e sui compagni che sono dietro di noi. Proseguiamo lentamente in scioltezza. Ciò ci permette di raccogliere le energie e su questo lato della costa la corrente è a favore. Con qualche surfatina riusciamo a guadagnare acqua e tagliamo anche il traguardo dell’Isolotto. Passiamo Porto Ercole. Con la spinta dell’onda siamo a Cala Galera e a zampate d’orgoglio giungiamo sulla spiaggia. Hazz… 52 km. Sono le 17.06. Sbarco di Feniglia. Sono stanca ma la gioia di aver raggiunto un altro obiettivo in kayak mi inebria di soddisfazione. Abbraccio il capitano. Scruto il mare, su quale scende la penombra della sera, e aguzzo gli occhi, perché l’arrivo si concretizzi anche per il resto della ciurma… A belliiiii!!
Francy Gastaldi