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XXXIII DISCESA INTERNAZIONALE DEL TEVERE IN CANOA
Tappa conclusiva Castel Giubileo - Roma Ponte Milvio
1 maggio 2012
Non senza incertezze, parcheggio si , parcheggio no, anche quest’anno ci ritroviamo a Castel Giubileo con una puntualità al limite della decenza. Il prato antistante l’imbarco ha l’erba alta e nasconde pericolosi tubi in ferro piantati per terra e muretti di sassi che le auto non gradiscono. Un tentativo di coordinare il parcheggio in modo razionale fallisce quasi subito e l’auto-organizzazione ha il sopravvento. I più comodi arrivano verso le 10 con auto e signora al seguito. Per telefono mi avvisano che il previsto parcheggio (chiuso e sorvegliato) dell’aeronautica allo sbarco è veramente chiuso nel senso che non c’è nessuno e ordini superiori hanno cancellato la possibilità di aprirlo. Il lavoro di lobby e convincimento di Bruno non è approdato ai risultati previsti nonostante tre magliette del GCR investite nell’impresa. Con pazienza certosina mi metto allora a pilotare il corteo delle auto e camper (in totale sono 15) per la Salaria e li porto ad un bel parcheggione libero a circa 100 metri dall’obiettivo. Secondo me è andata meglio così. Si lasciano i mezzi rapidamente e si va verso il pullman che però non si trova nel solito posto ma poco più avanti, quindi i partecipanti, tedeschi in primis, decidono di dare un’occhiata da Ponte MIlvio, anche perché c’è il campo di slalom montato con paline e cavi vari pendenti che da qualche pensiero.
Ecco il pullman (fatto spostare per telefono) è arrivato e tutti su, più o meno alla rinfusa. Si parte, a terra non c’è nessuno. L’autista vuole fare una strada che conosce e ci porta sulla Flaminia, giusto in tempo per farmi accorgere che manca un tedesco: ma com’è possibile? Chiedo ai suoi amici e ricevo un’alzata di spalle: ognun per se, Dio per tutti, sembrerebbero dirmi (se capissi il tedesco). Rapido dietro-front e ritorno a Ponte Milvio giusto in tempo per vedere il gruppo di ciclisti capitanati da Tonino in partenza verso Castel Giubileo, immaginando di essere più veloci del Pullman e poi…. uno sperduto tedesco che aveva attraversato tutto Ponte Milvio e cercava di capire dove fossero gli altri. Mi ha ricordato una canzone di Lucio dove un berlinese si era perso a Bologna. Rientrati tutti finalmente rotta per Castel Giubileo che ormai si son fatte le 11.00.
L’imbarco per fortuna è molto rapido: breve arringa (si dice briefing sorry) del Pres che spiega in inglese l’essenziale, cioè chi va in testa e non deve essere superato chi va in coda e bisogna pagaiare più di lui e chi sta in mezzo per sicurezza. In apparenza gli esperti sono tanti e mi sento tranquillo. Realizzo poi che il briefing in inglese ha spiazzato il 90% degli italici, che comunque non me lo hanno fatto notare.
Si parte con un bel sole e quasi tutti si spogliano lasciando su solo il salvagente e al massimo una maglietta nonostante i consigli di coprirsi perché… non si sa mai.
Il corteo di canoe procede con un ordine e disciplina degna di un complesso militare. Si ride si scherza e si pagaia allegramente in un pot-pourri di imbarcazioni variopinte, canadesi, gonfiabili a motore (quello a prua), doppi in vetroresina e polietilene di tutti i tipi e tutte le età (dai sei mesi ai trent’anni). Da riva i ciclisti che ovviamente hanno mancato l’appuntamento all’imbarco ma poi ci hanno raggiunto, gridano qualcosa che mi auguro siano incoraggiamenti e saluti. Quasi da ogni ponte Tonino cerca di salutare Bruno che risponde con un’alzata di pagaia.
Il gruppo procede assai compatto ed è bello a vedersi (ogni tanto mi volto a controllare), ma che succede? Ci siamo tutti o quasi tutti? Accidenti come sul pullman! Ma no chi manca è Antonio il più esperto e poi, poi manca Nino e un altro simpatico signore. Triplo fischio e arresto del gruppo. Aspettiamo quasi 10min prima di veder spuntare il terzetto; davanti una canoa arancione di un metro e mezzo e dietro come due incrociatori le lunghe di Nino e Antonio: vedo katane sfliate dal fodero dei due, poi mi diranno che avevano in mente un harakiri duplice.
Ed ecco all’altezza del depuratore un quattro senza, la cui età media stimata supera i settanta ma nessuno li dimostra. Di tanto in tanto qualche canottiere singolo che risale dei circoli remieri a monte di Ponte Milvio. Ci salutiamo contenti di avere imbarcazioni diverse. Noi vediamo dove andiamo, loro lo presumono.
Alla confluenza con l’Aniene, il cui colore quest’anno sembra meno tragico, una gradita sorpresa: Riccardino che ci viene incontro. Peccato che insieme a lui ci viene incontro anche la pioggia, prima qualche goccia poi sempre più insistente. Sotto al Ponte di Corso Francia è il diluvio. Ci ripariamo e giochiamo con l’eco che proviene dalle pareti del ponte.
Ma tanto si sa per i canoisti acqua sotto acqua sopra non fa differenza. Sono contento di aver messo il caschetto con la visiera anche perché con gli occhiali non avrei visto una cippa.
Ed ecco la rapida finale, la terrificante rapida di Ponte Milvio da affrontare in condizioni meteo proibitive. L’esperto Marcello, che Bruno sponsorizza, consiglia di passare a sinistra perché è più semplice, ma poi aggiunge (errore!) che i più bravi possono passare a destra.
Tutti passeranno a destra.
Mi tocca aprire con il doppio alessandrini la strada a tutti dopo essermi raccomandato di passare a sinistra. Ovviamente passo a destra con il mio fido prodiere (Maria) che fino all’ultimo esprime i suoi dubbi in merito (molto rispettosamente). La tranquillizzo, può fidarsi le spiego (quando ormai è troppo tardi per poter cambiare direzione) abbiamo una canoa che ne ha viste di tutti i colori. Non l’ho tranquillizzata.
Il primo salto è piccolo ma già intravedo cenni di cedimento a prua (sarà la pioggia?), però tutto qui? Ed ecco che si vede il secondo salto… mamma mia! Questo si che è un riccio come si deve, ma non c’è tempo per la teoria si deve andare con energia dentro. Il prodiere scompare fra i flutti (qui si è arresa) ma riemerge subito, ancora incollata alla canoa e solo un po’ bagnata. Non ci proviamo neppure a tagliare a sinistra il fiume, ci lasciamo scorrere e poi risaliamo verso il circolo.
Tutto il gruppo ci imita e si tuffa fra le onde senza problemi: avevo ragione eravamo un gruppo di esperti.
Noi da bravi organizzatori aspettiamo che tutti salgano e finiamo di fradiciarci del tutto. Accidenti manca ancora Antonio! Mi preoccupo per un pico-secondo poi lo vedo surfare fra le rapide (mi ha poi confessato che lo aveva visto fare solo nei film con il kayak da mare e non voleva perdersi l’occasione).
Finalmente all’asciutto e essendomi portato tutto il necessario con me decido anche di farmi la doccia calda pensando a quanti dovranno andare a recuperare i panni asciutti alle macchine. Errore! Finita la doccia gli altri sono prossimi al caffè. Per fortuna la pioggia è cessata e la musica delle danze impazza. Bruno coinvolge ogni signora in ogni tipo di ballo.
Poi la cerimonia debbo dire molto bella e toccante di commemorazione di Francesco Bartolozzi alla presenza del figlio Ettore. Marcellino supera se stesso recitando una poesia in romanesco scritta oltre venti anni fa e strappando sinceri applausi e qualche lacrima al sottoscritto e non solo. Come GCR offriamo una maglietta di ordinanza, mentre l’ATAC a cui si deve tutta l’organizzazione della festa ed il trasporto in Pullman ha consegnato una targa celebrativa.
Chiudiamo la tappa di Roma della XXXIII edizione della Discesa Internazionale del Tevere pensando alla domenica successiva con la post-tappa Roma-Ostia, sperando che il tempo ci conceda una tregua.
Giuseppe
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