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NAVIGHIAMO IL TEVERE DEI ROMANI
da Roma a Ostia Antica

10 giugno 2012


 

E vuoi vedere che piove pure stavolta? Febbrili consultazioni del meteo mi assicurano che sarà forse velato ma con precipitazioni assenti; meno male, una seconda cancellazione sarebbe stata insostenibile.

Ma quanti siamo? E con quali auto? Gli uffici degli scavi mi chiedono le targhe delle auto da fare entrare per il parcheggio agli scavi… ma se non ho certezza neppure di chi viene figuriamoci se conosco le targhe delle auto. Il tutto si risolve con il magico adesivo del GCR che ogni auto avrà ben esposto all’interno o all’esterno.

Con Antonio partiamo presto da Ostia e (miracolo!) alle 7:40 siamo alla partenza, dove troviamo già Maurizio e Annarita. Il tempo di montare il tavolino per le iscrizioni, smontare le canoe e tutti arrivano uno dopo l’altro con puntualità tedesca (incredibile!).  Sono contento della presenza della canadese dei “fratelli” Russo, mentre scorgo con un po’ di spavento una grande gonfiabile rossa due posti assolutamente non prevista. Avevo raccomandato a tutti di non portare le gonfiabili a causa del vento contrario e della lentezza dell’imbarcazione, ma purtroppo non è arrivata a tutti la notizia. La disposizione delle auto lungo la riva è ordinata ed i preparativi di imbarco si svolgono assai rapidamente, anzi più rapidamente del previsto, tanto che il corteo delle auto arriva ad Ostia Antica Scavi in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Ci sarà il Pullman? Furbescamente l’autista si era parcheggiato proprio all’uscita degli Scavi Archeologici.

Rifacciamo lo stesso itinerario dell’andata e alle 10:15 siamo all’imbarco. E i ciclisti? Solo un paio sono arrivati, gli altri si stanno concentrando a Piramide e ci raggiungono alle 11:00, praticamente alla partenza. 

Inutile raccontare dello stato della riva da cui ci imbarchiamo. Uno spettacolo poco edificante con varia immondizia  sparsa e residui di piena del fiume assolutamente non toccati. Il delegato ai fiumi del Comune di Roma, Valerio Cianciulli che ha voluto fare tutta la discesa con noi (EROICO!) prende nota, così come continuerà a fare lungo tutto il percorso. Percorrere il fiume in gommone è una cosa, centellinarselo andando in canoa è un’altra. Proprio mentre mi sto per imbarcare ricevo una telefonata da un amico che mi avvisa che c’è una manifestazione parallela alla nostra di “risalita” del Tevere in gommone e imbarcazioni a motore… dove e quando li incontreremo?

Ci salutiamo con i ciclisti e via, in partenza, ci attendono quasi 30 KM di fiume. Il primo tratto corre via veloce, noto sul GPS anche 12 KM/h segno che il Tevere ci da una sostanziosa mano. Al ponte Marconi i ciclisti ci fotografano, come pure al Ponte della Roma-Fiumicino, poi passano sull’altra sponda con la ciclabile e sappiamo che li rivedremo all’Anaconda.

Siamo più o meno all’ ex cinodromo ed ecco spuntare il primo gommone della Capitaneria… è solo l’anticipo di quello che ci aspetta; nonostante la bassa velocità sul biondo Tevere si innalzano onde da 30-40cm di tutto rispetto. Si va persino in surf qualche volta. Noi a destra e loro alla nostra sinistra: ci salutiamo anche se qualche cattivo pensiero vola nell’aria.

Sappiamo che torneranno e immancabilmente dopo un’oretta rieccoli di ritorno con la stessa solfa; questa volta sono più veloci (mi sembra) avranno fretta di tornare a casa penso.

Dopo poco meno di due ore verso le 13:30 siamo al barcone Ristorante dell’Anaconda dove insieme ad altri commensali della domenica la Sig.ra Antonella ci accoglie con grande ospitalità e gentilezza. Le canoe vengono sistemate in qualche modo sopra il barcone o in acqua mentre alcuni ciclisti già arrivati decidono di rifocillarsi in modo sostanzioso con un cacio e pepe da paura, accompagnato da un bel bicchiere di vino rosso.

La sosta purtroppo dura più del previsto e sono quasi le 15:00 quando ci rimettiamo in acqua per i restanti  18 KM di Tevere. Il tempo ci aiuta, non fa tantissimo caldo e non piove come nelle passate edizioni, ma si sta alzando un fastidioso vento da S-SW che ci viene incontro dritto per dritto e ostacola la navigazione.

Nonostante quanto si pensa in termini di luoghi comuni, quest’ultimo tratto del Tevere è popolato da un’avifauna di tutto rispetto, folaghe, germani, aironi e gli immancabili gabbiani ci fanno da scorta mentre sotto le canoe si sentono un’infinità di pesci di medie e grosse dimensioni.

Mentre procediamo vicino alle rive, anche per minimizzare l’effetto del vento contrario, saltano davanti dietro e a volte dentro le canoe. Valentino viene colpito sul dorso, io,  inavvertitamente,  ne schiaffeggio uno che sta saltando, con la pagaia. Il fiume è tutt’altro che morto e sta chiedendo di aiutarlo a vivere in modo più decoroso. Nell’acqua scendono con noi rifiuti umani di ogni genere, dalle solite bottiglie di plastica alle immancabili buste della spazzatura e in ogni ansa si raccoglie un po’ della spazzatura di cui disperatamente il fiume cerca di liberarsi. Si può fare di più, molto di più.

La stanchezza fisica c’è tutta ed i meno allenati cominciano a risentirne, ma il gruppo si “compatta” continuamente aspettando i meno veloci e scambiandosi generi di conforto; acqua e biscotti secchi sono per chi li vuole.

Finalmente dopo la Portuense e l’incontro con il Galeria ecco Capo due rami ed il Canale di Fiumicino, mancano solo un paio di KM all’arrivo. Conoscendo le difficoltà dello sbarco il gruppo si divide ed i più veloci fanno da avanguardia. Si sbarcherà uno alla volta.

Sono le 17:15 e per completare lo sbarco in cui il gruppo dei ciclisti è stato di fondamentale aiuto ci mettiamo quasi un’ora in ampio ritardo rispetto al ruolino di marcia per consentire la visita agli Scavi.

Consiglio a chi è pronto di andare e quasi tutti (tranne il sottoscritto e pochi altri) riescono almeno a farsi una passeggiata negli scavi di una mezz’ora accompagnati dall’esperto Andrea, ingegnere elettronico con la passione dell’archeologia.

In un modo o nell’altro come sempre la giornata si conclude a ristorante, dove presso una cooperativa guidata dalla Sig.ra Paola (La Farfalla) ceniamo tutti insieme sapendo che una parte del ricavato della cena andrà per un progetto di campo estivo per ragazzi diversamente abili.

Anche quest’anno abbiamo fatto il nostro meglio per far conoscere un tratto di fiume che raramente viene percorso in canoa e che troppo spesso è trascurato dalla cittadinanza.

Giuseppe

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