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FIUME SAGITTARIO
23 settembre 2017

 

E’ un weekend molto goloso dal punto di vista canoistico: il GCR ufficialmente organizza l’impegnativa trasferta di Ischia e Procida, mentre altri amici optano per Ponza e Palmarola.

Non potendo partecipare per ragioni di lavoro, decido di aggregarmi ad un gruppo RKM che ha in programma un fiume facile, ma pressoché sconosciuto: il Sagittario in Abruzzo, a valle delle famose gole.

All’appuntamento, a Pratola Peligna (AQ) siamo io e Giovanni Pes (ormai fiumarolo convinto) del GCR ed una decina di amici di RKM, guidati da Salvatore (Gladiator), Eugenio e Yomo.

Arriva una notizia ferale: i locali, rappresentanti di un’associazione che organizza Rafting su fiumi abruzzesi, giudica il fiume “non navigabile”, anche a causa di un paio di tronchi caduti lungo il corso. La corrente, almeno all’inizio è forte, morte non se ne vedono, e le nostre guide non hanno mai disceso questo fiume. Le premesse sono preoccupanti; veniamo “parcheggiati” all’imbarco, mentre i più esperti provano ad esplorare il percorso ed i possibili sbarchi. Dopo un tempo che ci sembra infinito, veniamo convocati per il briefing: le guide non hanno potuto visionare l’intero corso a motivo della fitta vegetazione; ogni partecipante è invitato a valutare esattamente le proprie capacità, si deve impegnare ad eseguire pedissequamente quanto indicato dalle guide e a procedere in fila indiana a distanza di sicurezza. In realtà il fiume non sembra difficile, quindi, dopo aver organizzato il recupero delle auto, ci imbarchiamo tutti, senza grandi preoccupazioni.

I primi due km scorrono veloci, l’acqua è torbida probabilmente per le recenti piogge. Non ci sono curve strette, né veri ostacoli, solo qualche ramo, facilmente evitabile. Arriviamo ad una morta, una delle poche dell’intero percorso, e troviamo qualcuno fermo che ci dice che dobbiamo aspettare ulteriori indicazioni da parte di Yomo ed Eugenio, andati avanti in esplorazione. Capiremo dopo che si è trattato di un’incomprensione: la testa del gruppo ci aspettava un km più in là, in prossimità del primo vero “problema”. Si tratta di una vera rapida, direi almeno di terzo grado, formata da massi in cemento e rocce. Su queste era caduto un albero (il primo dei due!) , con conseguente formazione di colini e rulli tali da renderlo impraticabile. Ovviamente organizziamo il trasbordo. Il problema è che la riva non è praticabile, quindi dobbiamo trascinarci le canoe, lungo una sterrata lungo fiume per circa 500 m.: unico neo di tutta la discesa !

Quando ci reimbarchiamo, l’acqua è un pochino più limpida e c’è meno corrente. Dopo un altro Km scorgiamo il secondo tronco che attraversa il letto del fiume. Per fortuna è in posizione leggermente obliqua, quindi lascia un triangolo di spazio vicino all’argine sinistro, dove passiamo in fila indiana sotto il tronco, tenendo la pagaia in posizione longitudinale sulla coperta.

Dopo poco il fiume confluisce con l’Aterno, da cui prende il nome da qui in poi, e l’acqua diventa finalmente trasparente. Durante gli ultimi km dobbiamo pagaiare perché la corrente si riduce molto e possiamo ammirare il paesaggio rurale, finalmente aperto.

Alla fine sbarchiamo nell’abitato di Popoli, in provincia di Pescara, dopo circa 10 km in tutto, felici di aver conosciuto un fiume nuovo ed aver messo un’altra “tacca” (anzi, come dice Yomo, due: Sagittario e Aterno).

Paola

 

 
     
     
 
     
     

 

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