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"AFFASCINANTE MAROCCO..."
dal 14 al 20 marzo 2008
Avevo da pochi mesi cominciato a pagaiare e sfogliando“ La Canoa”, quella che tuttora per me resta la migliore rivista pubblicata in Italia che racconta del nostro sport, vidi le immagini e lessi i racconti di canoisti parmensi avventuratisi nel 1987 in terra marocchina, alla ricerca di fiumi navigabili in prossimità di zone desertiche.
Proprio questo contrasto acqua-deserto suscitò grande curiosità e interesse, tanto da iscrivere il Marocco in cima alla lista delle spedizioni di canoa che avrei organizzato non appena ne fossi stato capace.
Per diversi motivi, che nel tempo si sono succeduti, prima di arrivare al Marocco di acqua e di anni ne sono trascorsi un bel po’….ho aspettato 20 primavere prima di bagnarmi nelle acque che scendono dalla catena dell’Alto Atlante, roccaforte dei berberi marocchini.
Negli anni il desiderio si è alimentato dei racconti e delle notizie che mi arrivavano da amici e conoscenti o da articoli letti su riviste, che diligentemente conservavo in attesa del momento propizio.
Così lo scorso anno, leggendo l’articolo di Merini, le preziose mail di Lorenzo Bordoni che andavano ad aggiornare le informazioni già raccolte, ho pensato che fosse giunto il momento di organizzare la spedizione con gli amici del Gruppo Canoe Roma.
Rimaneva l’incognita dell’acqua che nel nostro sport è una costante e che in un territorio circondato dal deserto consente pochi margini di errore… ma il mio istinto mi spingeva verso il Marocco, pronto comunque a tramutare il viaggio da canoistico a ciclistico o ad un più semplice trekking nel caso le info prima della partenza fossero state disastrose sui livelli.
Partiamo da Roma in nove e dalla Versilia in due, direzione Malpensa da dove spicchiamo il volo per Marrakech.
In Marocco ci aspetta Pascal Perron al quale, dopo varie considerazioni, ho deciso di appoggiarmi per l’organizzazione di tutta a logistica. La sua conoscenza dei luoghi, dei livelli e la disponibilità a modificare - in qualunque momento del viaggio – itinerario e programma proposto sono stati i primi elementi elementi a suo favore.
A questo si aggiunge che nessuno del gruppo conosceva i fiumi, né le strade e sebbene avessi carte e descrizioni e programmato nei dettagli l’itinerario, imbarchi e sbarchi, gli spostamenti e i pernottamenti, l’eterogeneità del gruppo insieme alla lunghezza dei percorsi ed alla nostra romana lentezza in fiume. Tutto ciò ha convinto me e gli altri di avvalerci dell’esperienza e dell’organizzazione di Pascal.
Scelta che si rivelerà azzeccata facendoci godere in pieno della bellezza e del fascino dei percorsi marocchini, rivelatisi in alcuni casi di superba e maestosa bellezza!
Non solo! In questo modo abbiamo mangiato e dormito e ci siamo lavati (senza esagerare!!!) alla maniera dei berberi, nei luoghi da loro frequentati cogliendo in pieno lo spirito e l’atmosfera di questo popolo, dall’apparenza burbero e dalle espressioni che incutono un certo timore e che si è rivelato invece gentile, accogliente, ricco di forza interiore.
Un popolo che nell’estrema essenzialità della vita che trascorre conserva inalterati i valori della cordialità, dell’ospitalità e della generosità.
Il Marocco ci ha riportato indietro nel tempo….nel tempo in cui per spostarsi si usavano asini e muli, dove le case si costruivano con il fango, i sassi e i legni, dove le famiglie allevavano le capre e le pecore necessarie al proprio bisogno e utili da barattare al mercato settimanale raggiungibile dopo un giorno e più di cammino, dove il fiume porta l’acqua fonte di vita e la vita che segue il suo corso ed il suo ritmo e tutta si sviluppa intorno ad esso.
Caricati i furgoni ci avviamo verso la zona del Melloul e dell’Ahanesal! L’Ourika è a secco, l’Ouzud è interdetto alla navigazione, il Dades molto basso e lontano…raggiungerlo avrebbe richiesto un giorno di viaggio ed un altro per tornare verso la direttrice principale.
Arriviamo al gite d’etape alla confluenza tra Melloul e Ahanesal guardato a vista dall’imponente massiccio chiamato “la Cattedrale”. Da lì l’indomani partiremo con i fuori strada necessari per raggiungere l’imbarco del Melloul, qualche km sopra la passerella.
Nella goletta che precede la passerella il fiume mostra la sua parte più tecnica e dopo una pausa con annesso spuntino preparato all’istante dall’equipe di Pascal, riprendiamo la discesa in un paesaggio che mostra i colori della bandiera del Marocco: il verde ed un rosso caldo, tendente al marrone.
Già qui notiamo che nei punti più inaspettati ed apparentemente deserti incontriamo pastori, donne che raccolgono legna, bambini che vagano con le capre su scoscesi pendii ed improbabili sentieri.
Dal fiume riusciamo a vedere una piccola colonia di scimmie, che disturbate si arrampicano sulle cime più alte.
Il percorso degrada dolcemente fino ad arrivare alla confluenza con l’Ahanesal, che nei prossimi due giorni ci regalerà quanto di meglio i fiumi del Marocco possano offrire.
L’Ahanesal è lungo quasi 35 km, ai quali bisogna aggiungerne almeno altri 6 o 7 di lago se non si ha la fortuna di trovare la chiatta che ti porta nel punto più vicino alla strada.
Quelli “forti” lo fanno tutto in un giorno, ma noi umani e dediti al “panciamolle” l’abbiamo previsto in due giorni con bivacco a metà percorso. Trasportato da muli, ci faranno trovare i panni asciutti, l’indispensabile per trascorrere la notte, la cena sotto una luna quasi piena. Sorseggiando l’immancabile tè alla menta saremo avvolti nella magnetica atmosfera di una kasba spuntata dal nulla, attraversata da una sorgente dove tutti, uomini ed animali, trovano ristoro.
Siamo in undici, 5 donne 5 uomini e mio figlio Alessandro che ancora sgrana gli occhi al pensiero del paesaggio e dei passaggi che l’Ahanesal via via ci ha proposto, in un crescendo di inaspettata e maestosa bellezza, di luce e colori che la giornata soleggiata ci ha regalato.
Sulla chiatta che lentamente ci accompagna dall’altra parte del lago i nostri sguardi cercano di ripercorrere ed imprimere nella memoria quanto questo fiume ci ha regalato nei due giorni trascorsi.
Campo sul lago e poi via verso l’Oum er Rbia che presto sarà fagocitato dall’entrata in funzione di una diga in avanzato stato di costruzione che probabilmente dimezzerà la parte navigabile del tratto alto.
Acqua trasparente e passaggi tecnici caratterizzano questo percorso dove regnano sovrane le tartarughe, disposte in bella vista sui massi esposti al sole come ragazze distese sui lettini per abbronzarsi al meglio.
Sponde ornate di oleandri e cicogne volteggianti nel cielo ci accompagnano nei due giorni di discesa. Scendiamo al ritmo del fiume, senza fretta, senza doverci preoccupare del recupero, di dove dormire, di come mangiare. Soprattutto non siamo sopraffatti dalla foga del fiume, dalla brama di finirne uno per cominciarne subito un altro.
Gustiamo ed assaporiamo l’andar per fiume.
E con questo stato d’animo che affrontiamo l’ultimo fiume, l’Abid, sulla strada del ritorno verso Marrakech. L’Abid arriva nello stesso lago dell’Ahanesal, ma dal lato opposto e nei primi km ci costringe a lunghi tratti di pagaiate, poi cambia carattere – ma senza esagerare – e diviene brillante e divertente con un paesaggio che da collinare si restringe in una gola di argilla e calcare fino a spegnersi nel lago.
Allo sbarco, in casa di pastori, il nostro abilissimo cuoco, Hassan, che ci ha accudito per tutto il viaggio, ci presenta un’insalata preparata da vero chef ed un piatto di pasta ben cotta.
La cucina berbera e marocchina ci hanno accompagnato per tutto il viaggio: su tutto l’inebriante tè alla menta e poi la tagine, le zuppe, la verbena, le cipolle, il cous cous, il pane caldo, le spezie e l’immancabile cumino “passione“ del Manetti, alias BimboAle.
E per finire la giornata a Marrakech, tra i labirinti della Medina, immersi nel docile frastuono di clacson, motorini, mercanti, incantatori di serpenti e poi spezie, spremute di arancia, stoffe, nocciole, datteri, fichi, olive, carne appesa. Tutto un pullulare di attività che a noi ricorda molto le nostre città e dopo poco ci fa desiderare di ritornare sui monti dell’Atlante, là dove il fiume detta il naturale ritmo della vita.
Hanno preso parte al viaggio, Alessandro Consalvi, Tiziana Lazzari, Daniela Cerasari, Cristiana Lettis, Valeria Rinaldi, Sara Magister, Carlo Ricci, Roberto Ferraro, Alessandro Manetti, Alberto Patella.
Si ringrazia Gravità Zero per il materiale fornito.
IMPORTANTE: Le informazioni
relative al Grado di Difficoltà e ai Punti Rilevanti sono puramente indicative
e riferite al giorno e alle condizioni incontrate quando è stata effettuata
l'uscita. |
Fiumi discesi: | |
14/3 | discesa del Melloul- Imbarco circa 10 km a monte della confluenza con l’Ahanesal – Km 10 diff. IV – III |
15 - 16/3 | discesa dell’ Ahanesal fino al lago con pernotto sul fiume in tenda con bivacco (Km 35, diff. II – III- IV) |
18/3 | Oum er Rbia dal ponte che lo attraversa poco prima di arrivare alle sorgenti fino a Tanefrit – Diff. III –IV – (V) - Circa 15 km. |
19/3 | Oum er Rbia da Tanefrit a El Borj Diff. IV – III –II Circa 20 km |
20/3 | El Abid Dal primo ponte stradale a monte del lago fino al lago – Diff. II –III (IV) – Circa 12 km |
Maurizio Consalvi – Guida Fluviale e Istruttore FICT