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X WILD WATER WOMEN'S DAY
24 e 25 maggio 2008
Un sogno piccolo piccolo.
Circa due anni e mezzo fa mi portarono
sul Limentra. Avevo appena cominciato ad andare in canoa e fino ad allora avevo
fatto non più di tre uscite tra Tevere, Nera e Corno che a me, canoista novizio,
erano sembrati fiumi di "livello". Affrontai così il Limentra con lo spirito di
chi, inconsapevole dei propri limiti, si sente già "meglio di Rambo".
Ahimè la realtà venne subito "a galla". All’imbarco mi disposi nel letto del fiume
prima del rilascio dell’acqua cosicché quando arrivò l’onda di piena fui trascinato
dritto dritto sotto i cespugli dell’isolotto centrale e per poco non fui sommerso.
Spaventato da questo inizio mi avventurai lungo il fiume dove, tra paura e incapacità,
totalizzai 4 (o forse 5) bagni nonostante i molti trasbordi.
Al contrario i miei compagni di discesa se la cavarono tutti egregiamente.
Ferito nello spirito (e anche un po’ nel fisico) giurai dentro di me che un giorno
avrei disceso il Limentra senza bagni.
Da allora sono stato sul Limentra un paio di volte l’anno totalizzando sempre meno
bagni. Nell’ordine: due, due, uno, uno.
L’ultima volta, l ‘anno scorso, ho fatto il bagno alla rapida del campo slalom proprio
ad un passo dal… traguardo.
Il Limentra è diventato così la cartina di tornasole dei miei progressi e riuscire
a discenderlo senza bagni il mio sogno di canoista.
Beh, c’e’ chi sogna lo Zambesi e chi il Nilo Bianco ma un sogno è un sogno e uno
mica se lo può scegliere e così il mio è rimasto un sogno piccolo piccolo.
Con queste premesse e dopo una notte un po’ agitata, sabato mattina partiamo da
Roma alla volta del raduno e, tra una sosta e l’altra, arriviamo all’imbarco per
ultimi. Appena il tempo di cambiarci e siamo già in acqua.
Il gruppetto dei ritardatari è composto da Massimo, Sarah, Gianluca, Andrea, Marco,
Claudio (il "Grinta") e il sottoscritto.
Il feeling con l ’acqua è subito buono. Alla prima rapida (la vecchia diga) passo
a sinistra dove il rullo è meno forte, come si vede benissimo su Google Earth (provare
per credere), e tutto fila liscio.
Subito dopo c’e’ una rapida dove i sassi sono disposti su due file, tra loro sfalsate,
cosicché passando in mezzo ai due sassi della prima fila si finisce dritti contro
un sasso, semisommerso, della seconda. Sarah lo centra in pieno dandone così evidenza
a me, che la seguo, giusto in tempo per tagliare sulla destra e guadagnare senza
danni lo sbarco in corrispondenza del primo trasbordo.
Rientrati in acqua, tutto procede bene. All’Alberone (dove un grosso albero con
tre tronchi disposti ad emiciclo forma una specie di colino in acqua) Sarah va a
bagno ma io passo senza indugi avendo scelto la linea ideale.
Trasbordato anche il secondo artificiale, siamo già alla "Passerella". Nel frattempo
abbiamo raggiunto altri canoisti tra i quali Claudio (Iomo) , Massimiliano (il Simpatico),
Sergio, Sara e Paola, dall’inconfondibile casco giallo lucente.
Molti considerano la Passerella la rapida più difficile ma l’anno scorso l’ho passata
senza troppi problemi e sono tranquillo, forse troppo. Seguo Sarah e dopo un paio
di "S" tra i sassi arrivo in prossimità del pilone di sinistra. Mi metto quasi controcorrente
per traghettare un po’ verso la destra e centrare il passaggio tra i sassi sotto
il ponte, dove c’e’ il saltino. Tutto fila alla perfezione. Al salto pagaio forte,
sembra fatta… ma c’e’ ancora un "buco" nascosto tra le onde. Ormai ho smesso di
pagaiare e così mi rovescio. Provo subito un eskimo ma sono contro la parete di
roccia. La pagaia non ha spazio sufficiente per la manovra, esco dall’acqua senza
slancio e ritorno giù. Ci riprovo. Stavolta mi preparo bene, ci penso un po’, mi
schiaccio contro la canoa ben attento a tenere la pagaia a pelo d’acqua e tiro un
nuovo eskimo.
Inspiegabilmente la Werner si dirige subito verso il basso e non ho margine per
fare leva. Per un attimo resto bloccato sott’acqua. Che succede? Ormai non ho più
fiato. Esco, allungo il collo e respiro a bocca spalancata. Mi guardo attorno e
finalmente capisco. Sono finito sotto un gommone da rafting! Per questo la pagaia
non stava su!
La guida del raft si sporge, acchiappa la canoa e la trascina, con me al traino,
in morta.
Mentre svuoto la canoa mi monta la rabbia. Anche stavolta addio sogno. Sono certo
che senza il gommone l’eskimo mi sarebbe riuscito e sarei stato ancora… in corsa.
C’e’ ancora il rullo in diagonale e la rapida del campo slalom dove l’anno scorso
mi sono rovesciato ed ho fatto il bagno. Vediamo se riesco a passarli senza danni
così, per lo meno, non ci sarà più una rapida dove non sono mai passato indenne
e sarà un po’ come realizzare il sogno piccolo piccolo "a tappe".
Al rullo pagaio forte e passo senza problemi. Al campo slalom seguo Sara e Iomo
che disegna una linea perfetta e in un attimo la rapida e’ passata, compreso l’ultimo
tratto sotto il ponte.
Allo sbarco sono un po’ deluso. Il sogno piccolo piccolo non si è realizzato per
via di quel maledetto gommone.
Sono stanco. La levataccia, il viaggio, la tensione e la discesa mi hanno fiaccato
tant’è che prima del bagno avevo pensato di non scendere in acqua l’indomani.
Ma dopo il bagno (e in quel modo poi) ho cambiato idea. Ormai l’avverarsi del sogno
è vicino - lo sento - e così dopo la cena, le danze e una notte inquieta nella tenda,
la mattina seguente ci riprovo.
Stavolta la compagnia è diversa. Oltre a Iomo, Sergio e il Simpatico ci sono anche
Massimo il Fenomeno e Massimo Stick di Bologna.
Sono ancora un po’ stanco ma alla vecchia diga e alla successiva rapida tutto fila
liscio.
Al primo trasbordo sono un po’ teso e quando calo giù la canoa verso la riva per
reimbarcarmi, la Liljoe mi sfugge e viene trascinata via dalla corrente. Urlo "canoa,
canoa" ma gli altri stanno saltando l’artificiale e non mi sentono. Preoccupato
risalgo sulla sponda e mi metto a correre verso valle tra la fitta vegetazione,
con il cuore in gola. Dopo una cinquantina di metri mi sembra di scorgere tra i
rami una macchia gialla. A fatica mi faccio largo e mi sporgo. La canoa è lì e,
dietro, gli occhi – azzurri più del Limentra - di Susanna Massaro che l’ha recuperata.
Grazie.
Riparto e il sogno… continua. Eccoci all’Alberone. "Stick" guida il gruppo e mi
raccomanda di passare il più a destra possibile per evitare di farmi trascinare
contro i rami. Lo prendo alla lettera e passo talmente a destra che finisco tra
i sassi sulla riva. Uno quasi mi rovescia e mi fa ruotare controcorrente. Rientro
in corrente e mentre cerco di rimettermi in linea un altro mi rovescia davvero.
Ora, come diceva Don Abbondio, “il coraggio uno non se lo può dare : o ce l’ha o
non ce l’ha”. Ammetto che negli ultimi tempi qualche volta mi è un po’ mancato ma
oggi ce l’ho e, incurante dei sassi, tiro uno di quegli eskimi potenti e senza indugi
che di solito vengono solo in piscina, quelli che il Fenomeno chiama "a cannone".
Sono ancora … in corsa.
Ora siamo vicini alla Passerella. Penso a ieri. Stavolta non devo smettere di pagaiare
dopo il saltino e continuare fino in fondo. Penso. E’ così non guardo il fiume e
centro un sasso, poco prima che la rapida vera e propria cominci.
Risultato: eskimo. A cannone. Tra i sassi. E sono due.
Quando torno su sono controcorrente. Cerco di guadagnare la morta sulla destra che
di solito fa da anticamera alla rapida e dove attendono gli altri. Tento la risalita
ma è troppo tardi. Meglio rientrare in corrente e affrontare la rapida da solo.
Guardo giù verso il passaggio sotto il ponte e mi sembra di scorgere una lingua
d’acqua dritta tra i sassi. Decido di seguirla e dopo qualche sobbalzo arrivo in
vista del pilone di sinistra. Qui prima aggiro sulla sinistra un sasso un po’ più
grande e poi, come ieri, traghetto verso il centro, mi rimetto in corrente ed entro
nel saltino. Stavolta non mi frega. Pagaio come un forsennato finché l’ acqua torna
tranquilla e anche un po’ oltre. Non si sa mai.
Penso: ormai manca solo la rapida del campo slalom. Già, e il rullo in diagonale
dove lo mettiamo?
Tutti lo approcciano dalla morta sulla sinistra dove il passaggio è, forse, un po’
più facile. Io, chissà perché, mi fermo di fronte agli altri alla morta di destra.
Quando riparto cerco di traghettare verso sinistra ma la corrente è forte e il rullo
vicino. Cosi finisce che passo al centro dove il "ritorno" è più forte e, ovviamente,
mi rovescio. Qui non ci sono sassi ma un comodo "lago" sottostante e l’eskimo mi
viene naturale senza troppi patemi. Troppo facile. E sono tre.
Manca solo la rapida del campo "slalom" che è divisa in due tratti. Il primo, più
lungo e manovriero, è separato da un tratto di acqua tranquilla dal secondo, più
breve, dove il fiume si restringe sotto il ponte e diventa veloce ed ondoso.
Come ieri, seguo Iomo. Anche stavolta pennella la linea migliore e ci fermiamo in
morta nel tratto intermedio. Sarah centra un sasso, si rovescia, tenta l’eskimo
ma poi "stappa". Tutti si fermano per recuperarla. Mentre svuota la canoa, il Fenomeno
mi consiglia di liberarle un po’ di spazio guadagnando l’ultima morta prima del
secondo tratto. E così faccio.
Mentre attendo ho il tempo di guardarmi intorno. Mmm… a destra una parete di roccia
e a sinistra... quanti sassi! E pure qualcuno al centro! Ieri non mi era sembrata
così difficile ma oggi c’e’ meno acqua , affiorano più sassi e, ad un passo dal
"traguardo", sembra più "tosta".
Altri canoisti entrano in morta. Siamo tanti e non c’entriamo più. Intanto Sarah
ha svuotato la canoa ed ha deciso di trasbordare l’ultimo tratto.
Così Iomo e il Fenomeno mi raggiungono. Dopo un breve conciliabolo (inutile, perché
nessuno si ricorda il passaggio) parte prima il Fenomeno che – udite, udite – si
rovescia e con l’eskimo, al secondo tentativo, si rimette in assetto. Poi parte
Iomo che con apparente nonchalance passa la rapida e si dispone nella morta di destra.
Ora vado io. In cima alla rapida guardo giù e per un attimo scorgo Iomo che cerca
di indicarmi la direzione migliore. Ma le onde sono troppo alte e l’acqua mi arriva
in faccia "a secchiate" impedendomi la visuale. Allora decido di scendere come capita.
Punto dritto contro un sasso e lo scavalco di slancio. La rapida sembra finita ma,
dietro le onde, ecco un altro sasso. Tento di scavalcare anche questo e ci riesco
ma dietro c’e’ un grosso buco e lo centro in pieno. Un istante e mi ritrovo a testa
in giù. Stavolta l’eskimo non è "a cannone". Ho un attimo di indecisione. Troppi
sassi. Quasi quasi "stappo". Ma il sogno piccolo piccolo e’ lì, ormai ad un passo
dal suo avverarsi. Ora o mai più. Testa contro la canoa , pagaia a pelo d’acqua,
torsione del busto, leva sull’acqua e rotazione con le gambe. Tutto alla perfezione.
L’eskimo riesce anche stavolta e intanto la rapida e’ finita. E sono quattro.
Sergio è sbalordito. Mentre entro in morta incrocio il suo sguardo e attraverso
i suoi occhiali da sole (anche lui ,come me, scende con le lenti) vedo gli occhi
spalancati. "Complimenti!" mi dice e più tardi aggiungerà. “Con un eskimo così puoi
fare qualunque fiume!”. Magari fosse vero.
Anche Iomo , a modo suo, si congratula “Va bene l’eskimo. Se però mi guardassi quando
ti indico la direzione non ne avresti bisogno”. Parole sante.
Ormai e’ fatta. Da qui allo sbarco è solo una passeggiata .
E così, finalmente, il sogno piccolo piccolo si avvera.
E’ stata una giornata indimenticabile.
Grazie a tutti.
Ma soprattutto grazie a Maria, Alessia (l’Estrema), Massimo (Stick) e a tutti gli
amici del Canoa Club Bologna che non menziono (tra gli altri mi viene in mente Guido)
che con la loro passione ed il loro impegno rendono possibile ogni anno questo bellissimo
raduno.
Arrivederci al prossimo anno.
Salvatore (Il Gladiatore)
Gruppo con Maria e Sarah |
Gruppi con Stick Sarah
e Paola |
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