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FRANCIA - HAUTES ALPES
XXIX RADUNO INTERNAZIONALE
dall'1 al 15 agosto 2006
Siamo arrivati, noi del GCR, un po’ alla
spicciolata, invadendo piano piano il campeggio. Ci siamo suddivisi
strategicamente in tre gruppi, coordinando spesso i tempi di cottura della
pasta, in modo da cenare insieme. Dopo le prime due notti insonni Il Fenomeno ha
deciso di allontanare il Simpatico che russava peggio di Pino Cassia,
piantandogli la tenda in mezzo al prato, lontano da tutto e da tutti. La mattina
si andava dallo Spirito Guida per il briefing, si scroccava il caffè da Valeria
e si decideva che fiume affrontare e chi poteva imbarcarsi secondo il grado di
difficoltà. Abbiamo disceso tutti insieme la Guil, diversi tratti della Durance
e il tratto centrale dell’Ubaye. Valeria e Carlo sull'Orinoco volavano sulle
onde, Consalvino prendeva le morte meglio di Tiziana, io, dietro a Claudio Rufa
seguivo i suoi consigli e ogni tanto ci scappava un eskimo. Lara, per la prima
volta in canoa si allenava nel laghetto del campeggio, mentre Luca, il suo
mentore, se ne andava da solo sulla Guisanne, perché ogni tanto gli prendeva a
fare l’orso. Alle otto suonava il gong della cena e Gengis col copricapo da
cuoco annunciava i suoi manicaretti. Quando tornavamo tardi dal fiume
approfittavamo della sua cucina, sempre bella grassa e speziata ed era bello in
quelle serate condividere le chiacchierate con la vecchia guardia canoista, e i
festeggiamenti per qualche compleanno. Quando quelli forti se ne andavano su
fiumi troppo impegnativi per noi, Sara, Laura, Assunta ed io ci piazzavamo al
campo slalom dell’Argentière per allenarci un po’ con traghetti, morte e buchi.
Claudio Fanucci passeggiava portando la piccola Giorgia nel passeggino, ma era
sempre lì pronto a tirare una corda a qualche canoista in difficoltà (ne ha
tirata pure una a me dentro al buco). A Sara hanno addirittura tirato una corda
con tutto il sacchetto… Robertocapatosta e il Fenomeno hanno vissuto il loro
momento di gloria, ammessi a scendere le tostissime gole dell’Ubaye.
Laura-Fenomena era molto in apprensione e dall’alto seguiva la discesa con la
macchina fotografica. Sono tornati tutti vincitori e la sera ci hanno raccontato
gasatissimi la grande impresa. Verso Ferragosto il grande Camping du Lac ha
cominciato a svuotarsi, il tempo non era clemente ma noi continuavamo
imperterriti a cenare sotto il tendone allestito da Luca (Barbetta), “quelli
della tenda rossa” ci aveva definito Carlo Ricci una volta che, sotto al
diluvio, gustavamo una buonissima pastasciutta al gorgonzola. L’ultima sera c’è
stata l’estrazione dei premi, nella grande sala delle cene di Gengis e Laura ha
vinto la famosa pagaia di scorta che ha dato inizio alla formazione del gruppo
delle PinkPaddles. Ma questa è un’altra storia.
DANIPINK
“… Parentesi di un giorno passato ad osservare, ad ammirare, ad apprezzare un film dal vivo: la discesa dei miei amici più cari (e più forti!) del tratto più impegnativo dell’Ubaye. Un tratto in gola classificato come un V. Che emozione quel giorno. Forse avrebbero voluto andar da soli. L’alternativa che avevo era di ridiscendere la facile Durance, ma il sapore dell’adrenalina altrui mi aveva letteralmente catturato. Li accompagnai. Tra di loro c’era anche Massimo, era tra i più inesperti degli esperti. Per me fece alla grande tutti i passaggi… lui insieme a Maurizio, Luca Barbetta, Paolo, Claudio Yomo, Roberto e altri canoisti forti di cui non conosco il nome. Mi ricordo il loro imbarco. Fortuna che portai un rotolo di cartaigenica! Erano tutti super concentrati. Mai avevo visto Maurizio teso e, soprattutto, senza sorriso. Pensavo che forse ero di troppo, che sarei dovuta andare con il resto del gruppo a scendere la Durance… e invece li fotografai dall’imbarco fino allo sbarco. Lungo la strada c’era un ponte da cui si poteva ammirare tutta la gola. Luca mi aveva prestato la sua macchinetta fotografica. Li andai ad accogliere allo sbarco. Era molto solitario. Mi tolsi le scarpe e percorsi a ritroso il fiume (che dolore con tutti quei sassolini). Mi appollaiai su un sasso e li aspettai. Dopo poco mi passarono davanti uno per uno con una tale espressione in viso che non dimenticherò mai. Sembravano ritornati da una battaglia all’ultimo sangue, erano distrutti ma con gli occhi ridenti. Chissà se un giorno anch’io affronterò la mia battaglia. Chiusa parentesi …”.
Tratto dal Capitolo 1 del libro “L’altra metà del fiume”, Aracne Editrice, 2007