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"XXXVI DISCESA INTERNAZIONALE DEL TEVERE IN CANOA
DA CITTA' DI CASTELLO A ROMA"
25 aprile - 1 maggio 2015
La discesa del Tevere ha un fascino particolare. Mentre mi accingo a scrivere queste note mi viene in mente che è l'unica manifestazione canoistica che io conosca ad essere chiamata con un acronimo. Come se tutti debbano per forza sapere di che si tratta. Sono passati tanti anni da quando Bartolozzi l'ha “inventata”; tanti i passaggi di mano che si sono succeduti; tanto è cambiato nell'organizzazione; ormai alcuni storici partecipanti non ci sono più; inoltre da alcuni anni i canoisti sono accompagnati anche da ciclisti e camminatori. Anche l'ultima tappa, quella di ingresso a Roma, negli ultimi anni organizzata da noi del GCR, è stata più volte rimaneggiata. C'è qualcosa però che resta immutato, e non mi riferisco alla costante partecipazione del gruppo di tedeschi e svizzeri tedeschi, sempre gli stessi, che ormai viaggiano sulla settantina.
Mi riferisco allo spirito che la pervade, rustico, rurale e quasi “wild”. Ecco, se siete interessati alla ultime novità tecnologiche, o all'abbigliamento canoistico “fashon” o anche alle manovre fluviali “pennellate” da pagaie esperte…...beh, non è il raduno per voi.
In effetti riflettevo che è un raduno snobbato sia da fiumaroli accaniti (si fatica troppo!) , sia dai marini acquapiattisti (oddio, le rapide, i tronchi , i sassi, mi si rovina il kayak!). Eppure chissà perché ci va sempre un sacco di gente.
Quindi, chissà perché, anche quest'anno ho deciso di partecipare ad alcune tappe. Presi alcuni accordi di massima con gli altri, ci troviamo io (Paola), Ferdinando ed Emiliana a partire alla volta di Città di Castello il 24 Aprile. Con altro equipaggio arriva anche Sergio, e lì troviamo anche il Presidente e Roberta, che hanno optato per la pre-discesa, che si fa tradizionalmente da San Sepolcro a Città di Castello il 24, per l'appunto. Città di Castello è una bellissima cittadina umbra, che vive sul fiume e che ha una grande tradizione di Canoa turistica ed agonistica. Come sempre l'ospitalità e la simpatia del CCCC (Canoa Club Città di Castello) ci conquista. Ceniamo insieme agli altri in un ristorante (eh, i tempi cambiano…). C'è anche un discreto gruppetto del RKM, inaspettato. In effetti Maurizio Consalvi ha deciso di partecipare per festeggiare qui i suoi trent'anni di canoa. E' sempre bello quando una persona matura, che ha fatto tanto e macinato “tanta acqua sotto le pale”, si volta per rivedere le origini del suo percorso.
Giuseppe e Roberta sono già piuttosto provati, dicono di aver fatto 15 km di “piattone”. Lì per lì mi sembra strano, mi ricordo le prime tappe piuttosto mosse.
Prima tappa: Citta di Castello-Umbertide - Alla fine degli interminabili spostamenti in auto per organizzare i recuperi, ci si imbarca a monte della prima rapida, sotto la sede del CCCC.
Cominciano subito i primi capovolgimenti e i ragazzi di CCCC hanno un bel da fare a recuperare tutti. Nel primo km ci sono tre rapide: il livello è basso, ma tanta gente va a bagno lo stesso. I tempi dei recuperi fanno sì che si proceda lentamente anche perché, dopo le rapide troviamo tratti abbastanza lunghi in acqua piatta che non ricordavo (aveva ragione la coppia presidenziale!) . Le rapide sono indicate di primo, secondo e terzo grado, ma in effetti si e no arrivano al secondo. Probabilmente il fatto che quest'anno c'è poca acqua influisce molto sia riducendo le difficoltà tecniche, sia diminuendo la spinta della corrente. Arriviamo stremati dopo 28 km a Umbertide. Queste cittadine umbre sono una più bella dell'altra, ed il fatto di viverle dopo una giornata intera in fiume, aumenta il senso di straneità che questa manifestazione mi provoca sempre. Mi sembra di stare in “non ci resta che piangere” e aspetto che da un momento all'altro qualcuno mi chieda “un fiorino”.
La sera ceniamo e dormiamo al CVA di Montecastelli, una specie di Centro sociale civico, attrezzato con Bar e cucina. L'ho sempre pensato che l'Umbria è una regione civile ! In serata si proiettano le diapositive e si ricorda il mitico Paperetti. Noi organizziamo un piccolo festeggiamento per Maurizio e per i suoi trent'anni di canoa.
Seconda tappa: Da Umbertide a Pretola, che non è altro che una piccola contrada del Comune di Perugia, vicino a Ponte Valleceppi, paesino nel quale ho vissuto un anno una era geologica fa. Il fatto mi emoziona un po', ma mi concentro sul kayak e sulla tappa. Giuseppe e Roberta ci hanno lasciato, previdenti, rinunciando agli altri 31 km di fatica pura. In realtà, dopo neanche mezz'ora c'è il rito della sosta dalla “sora Rosa”. Ci si ferma tradizionalmente presso questo casale, vicino alla diga, un po' per amicizia, un po' per ricordare il marito della signora che ha assistito alla costruzione della Diga, e garantendo che si lasciasse un passaggio per i canoisti. Come sempre, non si tratta di una semplice colazione, ma di un banchetto, in cui bruschette, salsicce vino e dolci fanno girare la testa a italiani e tedeschi. Giuseppe, me l'aveva confidato che gli dispiaceva rinunciare a questo ben di Dio! Ci si reimbarca a valle della diga, ma le rapide sono poche ed il fiume scorre lento. A volte si allarga a formare dei veri e propri laghi. Con le canoette da fiume facciamo molta fatica. Ogni tanto qualche curva con tronchi rende la cosa un po' più stimolante. Carlo Bevicini e gli altri della sicurezza si dannano per riuscire a recuperare sempre qualche maldestro “incastrato”. Alla fine, verso Pretola si arriva su una sassaia, che vivacizza un po' la cosa. Proprio sotto al paese , al nostro traguardo c'è una rapida tra i massi piuttosto insidiosa, ma le persone che fanno sicura sono brave ad indicare la via così non ci sono bagni. In serata ci abbandona anche Sergio, così il gruppetto del GCR si restringe: rimaniamo io, Ferdi ed Emiliana.
La stanchezza comincia a farsi sentire. Opto per una cena ed un pernottamento “umani” a Perugia.
Il giorno dopo, invece di essere rinfrancata, mi sento strana: nausea, mal di pancia e debolezza. Dopo un the leggero mi imbarco per la terza tappa: Pretola - Sant'Angelo di Celle per altri 27 km , che faccio tutta quasi a digiuno, per evitare guai. In questo tratto c'è la famosa rapida di Torgiano, che tutti i canoisti del Tevere conoscono, per essere uno dei passaggi più critici. I non canoisti invece conoscono Torgiano per il museo del vino, certamente un'attrazione turistica migliore! In effetti la rapida si passa senza problemi. Probabilmente il livello dell'acqua basso, fa sì che il buco non trattenga e poi ci aiutano anche le nostre canoe, tutte molto voluminose. E poi non preoccupatevi, ovunque c'è un sasso, un tronco, una curva stretta, oltre all'onnipresente Carlo, anche il nostro Ferdinando si sente in dovere di scendere e fare sicura. Lui è fatto così, se no non si diverte.
In un punto in cui il fiume si divide, la maggior parte delle persone (tra cui la nostra Emiliana) si incastrano sotto un ramo che non si vedeva. Gli altri si arenano in una pietraia dall'altra parte.
Comunque sia, alla fine arriviamo stremati e capisco definitivamente che i nostri Kayak da torrente non sono adatti alla DIT, troppo lenti per i tratti piatti.
Sant'Angelo è vicino a Deruta, ma non c'è tempo di fare turismo. Si caricano i kayak per tornare, ma in realtà Ferdi ha una fame che non ci vede e nessuno ha particolare voglia di tornare a casa. Quindi, in mezzo al diluvio universale, come spesso accade da queste parti, ci impelaghiamo in una fitta serie di tornanti per cercare un ristorante dalle parti di Todi. Nonostante tutti i nostri potenti mezzi elettronici, ci mettiamo circa tre quarti d'ora per trovare un posto dove io mangio tristemente un riso bianco mentre Ferdi si abbuffa. Non so come siamo tornati: probabilmente una qualche forma di teletrasporto, perché mentre io cadevo in catalessi, Ferdi guidava dritto alla meta chiacchierando con Emiliana.
Ultima tappa (ribattezzata GRAtoGRA):
Per la prima volta sono in programma 35 km dentro Roma, da Nord a Sud : imbarco a Castel Giubileo, sbarco all'Anaconda, storico barcone sul Tevere all'altezza di Mezzocammino. Visto che non mi sento ripresa del tutto, e so che il fiume è veramente piatto, rimedio una canoa più umana, e decido di imbarcarmi alla seconda partenza, che gli organizzatori previdenti avevano organizzato (penso: “stavolta non mi fregano”).
Appuntamento con Giuseppe e Roberta a Lungotevere delle Vittorie, al Flaminio per fare “solo” 25 Km. Così si evita la rapida di ponte Milvio che è un altro “must” della Discesa.
Aspettiamo i pochi coraggiosi che hanno optato per la tappa integrale. Arrivano tardissimo, hanno avuto problemi con un partecipante che hanno poi fatto sbarcare. Nel frattempo vediamo attrezzarsi e partire una attrazione turistica : una barca a vela che riproduce una imbarcazione degli antichi romani. I personaggi che la animano parlano con accento umbro, per il resto sembrano davvero centurioni. Partiamo tardissimo, verso le due e poco dopo ci fermiamo per una sosta “propagandistica” all'Isola Tiberina. Attraversiamo lentamente gli scenari “ozpetekiani”: Porta Portese, Garbatella, Ostiense, e Magliana. Alla fine superiamo lo sbocco del depuratore maleodorante. Io vado molto lenta nonostante il kayak più filante ma Giuseppe mi affianca come un angelo custode.. Evidentemente le forze non le ho recuperate nonostante i tre giorni di stop.
Provo soddisfazione per essere arrivata alla meta, ma soffro un po' di nostalgia per i punti dove il fiume correva un po' di più ed i paesini umbri ci accoglievano così tranquilli ed ospitali.
Sarà la mia impressione ma mi sembra che anche tra gli altri partecipanti il senso di gruppo che pervadeva le giornate umbre, arrivati in questa metropoli, così anonima e dispersiva sia andato. O forse ognuno sta già con la testa al proprio lavoro e alle proprie case.
Insomma l'ultima tappa non mi ha emozionato, ma credo che prima o poi alla DIT
tornerò.
Come sempre d'altronde...
Paola Scaramozzino